A volte capitano fatti incredibili e inspiegabili, che apparentemente non hanno niente a che fare con le nostre vite. Questi fatti non trovano un riscontro logico, razionale nella società in cui viviamo ma possono recare danno, malessere o, peggio ancora, condizionare un’intera esistenza. Il fatto che sto per raccontare è uno di quelli ai quali, e a ragione, si stenta a credere e che anche per questo in certi casi può avere inizio un processo fisico e psicologico negativo e irreversibile.

INCONTRO CON UN ALIENO


Quando mi resi conto dell’ora tarda, decisi che era arrivato il momento di andarmene a letto. Erano quasi le due di notte, salutai gli amici con i quali avevo trascorso la sera in un bar del paese e mi incamminai verso casa. Lasciai la strada principale, più lunga e trafficata, per imboccare una scorciatoia che costeggiava in tutta la sua lunghezza l’argine del Canalbianco.

Un sentiero stretto e sterrato che mi portava fuori dal mondo, lontano dalle case, dalle luci e dai rumori m’immergeva in quel silenzio assoluto, incontaminato, dove persino il respiro poteva fare rumore. L’aria fresca della notte mi dava un po’ di sollievo dopo una giornata calda ed afosa. L’acqua calma e silenziosa del canale, il cielo limpidissimo e una splendente luna piena completavano l’opera rendendo la notte insolitamente bella.
Mi stavo godendo quei momenti magici quando mi accorsi che davanti a me, sull’argine del canale, c’era qualche cosa. Ero ancora troppo lontano per distinguerne bene la forma e comunque quella “cosa” era fuori luogo. L’aspetto, anche se incerto, mi faceva pensare ad una figura umana e tuttavia qualche cosa di strano c’era, qualche cosa che non quadrava. Mi sembrava troppo piccolo per essere un uomo e non era certo il posto né l’ora per un bambino.
Dubbi, che dopo qualche passo cadevano come birilli, mentre la mia abituale calma lasciava il posto ad un disarmante timore.

Ora che lo avevo vicino mi rendevo conto di avere di fronte un essere sconosciuto, diverso, impossibile, con due occhi enormi, il naso piccolissimo, la bocca appena visibile e la testa priva di capelli. Le lunghe braccia aderivano al corpo, che non superava il metro e venti. L’essere aveva la “pelle” o indossava una “tuta” di colore grigio chiaro, quasi avorio.

Avevo davanti un ALIENO anche se ancora non volevo crederci. Un tremore improvviso stava scuotendo il mio corpo, un sudore gelido mi scendeva dalla fronte e il terrore mi stava paralizzando. La sua percettibile sicurezza mi metteva a disagio e il suo sguardo mi faceva sentire nudo e indifeso. Ero condizionato da quell’essere che sentivo superiore e ciò nonostante dovevo prendere una decisione e alla svelta.
Tornare indietro e rifare il percorso sarebbe stato troppo rischioso e d’altra parte proseguire significava finire tra le sue braccia.

Ero confuso e indeciso quando qualche cosa venne in mio aiuto, qualche cosa di indescrivibile, come se lui comunicasse con me in modo telepatico. La mia mente si apriva a quel pensiero mirato e convincente, che mi “diceva” di stare tranquillo, di andare avanti e che non mi sarebbe successo niente. Ed è quello che feci.
Ubbidii a quello che doveva poi essere un ordine e con una calma innaturale gli passai davanti. Il tremore era cessato, non sudavo più, solo il mio cuore continuava a battere ad un ritmo esagerato, forte e rimbombante da darmi persino fastidio. L’alieno rimase fermo e si limitava a seguirmi con lo sguardo girando appena la testa. Lo superai di qualche passo poi mi lanciai in una corsa disperata e liberatoria verso casa, toccando una velocità incredibile, impensabile per le mie capacità.
Raggiunsi la mia camera, mi spogliai e mi lasciai cadere sul letto esausto. Erano le due e venti.
Adesso che mi sentivo al sicuro dovevo capire, dovevo trovare una risposta, era tutto così assurdo. Sull’argine del canale passavo quasi tutte le notti e avevo calcolato tutti i rischi ai quali potevo andare incontro ma ad una cosa del genere non ero certo preparato. Mi urtava il fatto che “lui”, così piccolo e apparentemente innocuo, fosse riuscito a spaventarmi a morte senza muovere neppure un dito. Si certo, doveva essere senza dubbio enorme il suo bagaglio di conoscenza e doveva avere a disposizione una tecnologia estremamente avanzata per venire da chissà dove. Io invece ero legato a futili concetti, privo di qualsiasi cognizione in merito, da credere persino che l’uomo fosse l’unico essere vivente dell’universo. No! Quello piccolo in fondo ero io.
Era strano comunque che avesse fatto tanta strada solo per spaventarmi, non aveva senso e doveva pur esserci una spiegazione.

Poi un fatto incredibile mi costrinse ad accantonare i miei pensieri quando numerose luci apparvero dal nulla, attirando la mia attenzione. Erano gialle, verdi, arancio, azzurre e si stavano rincorrendo intorno al lampadario della stanza esibendosi in un singolare gioco di colori.
Stupito rimasi ad osservare per un po’ quello strano fenomeno senza comprenderne il senso e tanto meno l’origine, poi mi alzai a sbirciare dalla finestra socchiusa ma fuori era tutto tranquillo. Mentre cercavo una spiegazione, si fece forte in me il desiderio di rivedere l’ALIENO e sentivo di dovere rispondere a quell’irresistibile richiamo. Guardai l’ora, erano le sei e trenta e rimasi perplesso. Mi chiedevo come fosse possibile visto che solo pochi minuti prima erano le due e venti.
Mi sentivo strano e mi accorsi che mi ero rivestito senza rendermene conto. Disorientato e confuso decisi di rimandare a più tardi, a quando sarei comunque passato di lì per recarmi al lavoro. Tornai a letto e continuai ad osservare quell’inspiegabile gioco di luci finché queste svanirono.

Un paio d’ore dopo mi fermai sul luogo dell’incontro e l’unica traccia evidente consisteva in un po’ d’erba schiacciata nel punto stesso dove si trovava l’alieno.

Durante la giornata le mie paure svanirono e ritrovavo la calma e la sicurezza di sempre. Mi sentivo pronto ad affrontare la situazione con spirito diverso e mi proponevo di tornare sul posto la notte successiva da solo e pieno di entusiasmo.
Alle due meno venti, mi recai sull’argine del canale e con rammarico constatai che ero da solo. Attesi l’ALIENO non so per quanto tempo ma inutilmente, poi, deluso e rassegnato, me ne tornai a casa.

Da quella notte ogni volta che dovevo passare di là un tremore mi assaliva all’improvviso obbligandomi a rinunciare e da allora non ho mai più imboccato quel sentiero.

 

Non so quale vantaggio se ne possa trarre dall’incontro con un Alieno. Il fatto di avere avuto una conferma inoppugnabile dell’esistenza di altri esseri non compensa certo i risvolti negativi della mia esperienza. Che la gente del paese abbia giudicato il mio racconto come il frutto fantasioso di chi ha alzato troppo il gomito, non mi ha fatto solo male ma è stato l’inizio di un incubo con il quale ho dovuto fare i conti per diverso tempo.
Dal giorno successivo all’incontro, poi, ho notato sulla mia testa la comparsa e la conseguente crescita di numerosi capelli bianchi. Non mi sono mai spiegato infine come posso avere trascorso quattro ore di quella notte senza nemmeno rendermene conto e penso che proprio in quelle ore possa celarsi la chiave di tutto. Ma il bello è trovarla.

 

 


Dino Colognesi.