VELIKOVSKY, SAGAN E SITCHIN

Riflessioni su tre protagonisti della cultura del XX secolo

di

L. Scantamburlo

 

La copertina del testo di I.Š. Šklovskij e C. Sagan, uscito negli U.S.A. nel 1966 - Holden-Day Inc.

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ZECHARIA SITCHIN, STORICO ORIENTALISTA RUSSO

Recentemente alcuni referenti tecnico-scientifici di un'associazione culturale italiana si stanno interrogando legittimamente sugli studi del russo Zecharia Sitchin, nato all'inizio degli anni '20 del secolo scorso presso la minoranza russa di Baku, in Azerbaijan (studi che non sono solo "teorie", vista la sua passione da bibliofilo, il suo lavoro giornalistico e la sua testimonianza umana di viaggiatore presso siti archeologici e musei del mondo). Mi sento in dovere di intervenire in qualità di giornalista. Non solo perché mesi addietro ho avuto l'onore di intervistare per un bimestrale italiano il discusso storico orientalista di origine russa e residente a New York, ma anche perché l'anno scorso lo invitai (a nome di quella stessa associazione di cui sopra...) a partecipare come relatore ad un convegno italiano. A quanto ne so, egli declinò gentilmente l'invito in Italia per problemi di natura personale.

I due referenti che s'interrogano sulla presunta validità del lavoro saggistico di Zecharia Sitchin sono due ingegneri italiani. Uno di essi è anche stimato a livello accademico per la sua preparazione e la sua esperienza all'estero, indiscutibili. Certamente la cultura, la riflessione e le competenze di un ingegnere sono preziose e possono aiutare a comprendere una questione astronomica in fieri. Io stesso nutro profondo rispetto per chi padroneggia il calcolo differenziale ed integrale. Tuttavia i numeri e le equazioni sono applicazioni dell'intelletto umano, e non spiegano la realtà in toto. Sono un mezzo, un potente strumento per comprenderla e tentare di prevederla. Sono uno dei tanti saperi sviluppati dalla ragione. Ma le cosiddette "condizioni al contorno" fanno sempre la differenza, in un sistema di equazioni o in un programma informatico. Sicché se si escludono dai calcoli determinati fattori e determinati variabili del sistema considerato, i risultati che si ottengono cambiano.

Una foto dello storico orientalista russo Zecharia Sitchin

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IL RICERCATORE THORKILD JACOBSEN? CITATO DA Z. SITCHIN NELLE SUE FONTI BIBLIOGRAFICHE E NEI SUOI TESTI

Ogni autore, in un decennale percorso di ricerca, può anche commettere degli errori. Del resto, la scienza ed il sapere più in generale sono processi che si autocorreggono, come giustamente amava sottolineare il compianto scienziato Carl E. Sagan. Anche Sitchin, nel corso dei suoi studi, potrebbe aver riportato delle inesattezze. Siamo esseri umani, fallibili, e del resto lo stesso Premio Nobel Albert Einstein introdusse il cosiddetto "termine cosmologico per controbilanciare la gravità", e così dare sostegno al "modello teorico di un universo statico" (Le Scienze, numero speciale, nr. 435, novembre 2004, pag. 94); una cosa di cui lo stesso scienziato in seguito si pentì amaramente.

Affermare nondimeno, come fa qualcuno in uno scritto on line diffuso recentemente, che Z. Sitchin (il discusso orientalista russo residente a New York) parrebbe "aver fatto suo quanto scritto" anni addietro da un ricercatore noto in ambito accademico, è un'affermazione fuorviante. Vediamo innanzi tutto il passo dello scritto menzionato:

<< [...] Sitchin (che non è citato in nessuna pubblicazione scientifica come esperto di accadico) parrebbe aver fatto suo quanto scritto, anni addietro, da un ricercatore che, invece, era giustamente noto in questo ambito: Thorkild Jacobsen: "The Sumerian King List", Chicago University Press, 1939. Solo, Jacobsen si era limitato a riportare le tradizioni accadiche, senza specularci sopra. Secondo lui, gli Anunnaki erano alcune delle divinità locali, e Nibiru il loro Olimpo. Nessun pianeta, quindi, nessuno sfruttamento dell’oro terrestre, nessun "radiofaro" a Baalbek.>>

tratto da <<L'improbabile Nibiru>>, scritto in file .pdf diffuso dal portale del C.I.F.A.S. (Consiglio della Federazione Internazionale di Studi Avanzati, una "libera associazione, apartitica, senza fini di lucro"), http://www.cifas.net/ricerche/Nibiru2.pdf . Il suddetto scritto è discusso anche dal portale del C.U.N., http://www.cun-italia.net/taccuino/tac0.htm, news  del  11.07.2007. Secondo quanto riportato dai link del C.U.N. e del C.I.F.A.S., lo scritto in oggetto (<<L'improbabile Nibiru>>) è un saggio del Prof. Stefano Breccia; il file in formato .pdf, tuttavia, non è firmato.

Se una persona ha la pazienza di documentarsi, si accorgerà che proprio il menzionato ricercatore di origine danese di nome Thorkild Jacobsen (7 Giugno 1904 - 2 Maggio 1993), è citato da Sitchin nelle fonti bibliografiche dei suoi saggi. Sitchin non ha pertanto, fino a prova contraria, fatto suoi gli scritti altrui, a cui ha dato invece il giusto riconoscimento in un lavoro onesto. Prendiamo per esempio un'edizione italiana del primo libro a firma di Sitchin: <<Il pianeta degli dei>>, Piemme, I edizione 1998 (titolo originale <<The 12th Planet>>, USA, 1976). Da pag. 405 a pag. 408 ci sono le "FONTI" del testo, ordinate in ordine alfabetico. Il paragrafo <<II. Principali fonti per i testi del Vicino Oriente>> riporta una voce dedicata proprio al ricercatore sopra menzionato:

<<Jacobsen, Thorkild, "Mesopotamia", in The Intellectual Adventure of the Ancient Man, 1946>>,  pag. 406, ibidem.

Prendiamo ora un altro saggio a firma di Z. Sitchin: <<Guerre atomiche al tempo degli dei>>, Edizioni Piemme Pocket, 2001. A pag. 257 del testo leggiamo:

<<[...] Thorkild Jacobsen, il cui studio intitolato L'elenco sumerico dei re è senza dubbio il più completo sull'argomento, data il trasferimento del potere regale di Sumer da Erech a Ur intorno al 2850 a.C.; altri lo collocano invece verso il 2650 a.C. circa - una discrepanza di due secoli per la quale non è ancora stata trovata una spiegazione.>>

Come si evince dalla lettura del passo citato, Sitchin stimava il lavoro di Jakobsen; inoltre, ancora una volta, Jacobsen è correttamente citato nelle fonti bibliografiche. Dalla pag. 366 alla pag. 370 ci sono le "FONTI". Al paragrafo <<II. Opere individuali>>, di nuovo Sitchin cita il ricercatore di origine danese:

<<Jacobsen, Th., The Sumerian King List, 1939. -, The Treasures of Darkness, 1976.>> pag.369, ibidem.

Sitchin ha consultato e, quasi sicuramente studiato approfonditamente, proprio il testo citato dall'ingegnere nel suo scritto di critica. Le fonti di Sitchin sono scritte nero su bianco, e decisamente autorevoli. Contatele se riuscite a procuravi il libro della Piemme: solo le fonti bibliografiche di Guerre atomiche al tempo degli dei sono più di cento. Mi auguro che questo chiuda il discorso sull'impegno e la correttezza di Sitchin come storico orientalista sui generis. Se è vero che i suoi scritti non trovano spazio nelle pubblicazioni accademiche, è vero anche che i suoi numerosi saggi dimostrano un lavoro a tutto campo, dove non mancano gli studi diacronici e sincronici e le connessioni con altri settori del sapere (astronomia, biologia, geologia, linguistica, storia economica, storia delle religioni, ecc..,). Tali connessioni mostrano non solo la passione di uno studioso eclettico, ma anche un'attitudine giornalistica, palese eredità del lavoro che Sitchin esercitò in Palestina. Ricordo inoltre il titolo accademico conseguito da Sitchin: in Storia Economica, a Londra, presso la London School of Economics and Political Science.

E la riluttanza dei periodici accademici a dare spazio a tesi ardite, si può spiegare benissimo come il normale processo delle rivoluzioni scientifiche, in cui gran parte dell'Establishment storico e scientifico difende spesso con i denti i paradigmi del sapere acquisiti e consolidati. Thomas Kuhn docet (vedi il suo La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962).

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LE IMMAGINI PUBBLICATE E COMMENTATE DA A. FORGIONE, ERRONEAMENTE ATTRIBUITE A FRAMES DEL "JESUIT FOOTAGE"

Quando poi lo stesso scritto a firma dell'ingegnere italiano si riferisce a dei presunti <<still frames>> emersi da <<un filmato di Nibiru, ripreso da una fantomatica sonda vaticana (!), tale Siloe>>, esso riporta erroneamente le immagini pubblicate anni fa dal saggista Adriano Forgione, e non i fotogrammi del cosiddetto "Jesuit Footage" mostrato pubblicamente dal freelance Cristoforo Barbato (ex redattore a Roma di alcune riviste e periodici). Che sono i seguenti:

Alcuni fotogrammi del "Jesuit Footage", su gentile permesso di C. Barbato - www.secretum-omega.com

Un filmato (quello da me chiamato "Jesuit Footage") che dura più di due minuti e non <<si compone sostanzialmente di due still frames>>, come erroneamente riportato dall'ingegnere nel suo scritto. Se poi ci si voleva riferire al recente video diffuso su Disclose.tv, anche in questo caso i "frames" che lo compongono sono del tutto diversi dalle immagini inserite nel file .pdf dove si critica Zecharia Sitchin, e compongono più di un minuto di filmato.

Un po' di cronaca: quelle immagini inserite nel recente scritto di critica, quasi sicuramente non sono "frames" ma vere e proprie immagini di una fotocamera, e furono diffuse per la prima volta al pubblico - sulla carta stampata - dalla rivista  Dossier Alieni, nr. 20 di Settembre/Ottobre 1999. Già precedentemente tuttavia, sul numero di Dossier Alieni (il nr. 19, Luglio/Agosto 1999) c'era stato un tentativo di pubblicazione, ma per un "problema tecnico" le immagini erano risultate alla stampa "totalmente scure". Nel servizio del nr. 19 (da pag. 26 a pag. 31, Il ritorno di Nibiru) si parlava di <<fotogrammi scattati con un sistema simile all'infrarosso>>. Le immagini, nell'articolo a firma di Adriano Forgione che accompagnava la pubblicazione delle stesse, furono attribuite alla presunta sonda spaziale "Siloe" approntata dal Vaticano, della quale già nel nr. 3/4 di UFO Network (Luglio/Agosto 1999, pag.6) si era discusso in un box azzurro a firma della "Redazione Centrale", dove si parlava di una presunta dichiarazione di Sitchin, senza tuttavia riportare né data né fonte.

Io dissento in proposito non solo perché Sitchin non si è mai pronunciato pubblicamente in proposito (a quanto ne so io), ma anche perché la presunta sonda spaziale "Siloe", secondo la testimonianza ed il lavoro di ricerca di C. Barbato, sarebbe all'origine del filmato battezzato "Jesuit Footage", e non di quelle immagini, sempre nella mia opinione e secondo il mio percorso di ricerca giornalistica. Ci tornerò su in futuro. Ad ogni modo, le immagini inserite nel recente scritto dove si critica Sitchin, furono pubblicate nuovamente sul primo numero della rivista Hera (Gennaio 2000), rivista nata per iniziativa di Adriano Forgione, proprio l'artefice della diffusione di quelle due controverse immagini.

La sconcertante storia di C. Barbato è successiva. La differenza è che Barbato poté accertare le credenziali della sua fonte stando alla sua testimonianza, mentre A. Forgione per sua stessa ammissione non fu in grado di fare altrettanto con la sua. E la "gola profonda" di Barbato (un Gesuita operativo ad alti livelli della Santa Sede) non fu in grado di spiegarsi da dove quelle immagini provenissero e chi le avesse fornite a Forgione, anche se le giudicava abbastanza attendibili (vedi in proposito la mia 'intervista a C. Barbato, "Secretum Omega", risposta nr.8, nr. 62 di UFO Notiziario, Aprile/Maggio 2006, pag.38).

Mi auguro di essere stato abbastanza chiaro con queste mie riflessioni e puntualizzazioni, perché la penna al vetriolo non è una prerogativa soltanto degli accademici...

La copertina della rivista Hera, nr.1, Gennaio 2000

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C. SAGAN DISCUSSE NEL 1966 IL SIGILLO ACCADICO <<VA/243>> DI BERLINO , DIECI ANNI PRIMA DI SITCHIN

La copertina de La vita intelligente nell'Universo, di I.Š. Šklovskij  e C.E. Sagan - Felitrinelli, 1980

Lo scorso Febbraio 2007, a pag. 57 del numero 67 del bimestrale UFO Notiziario, scrivevo che lo storico orientalista Zecharia Sitchin raccoglieva idealmente un retaggio di ricerca. In esso parlavo di un testo di divulgazione scientifica firmato da due autorevoli scienziati: l'americano Carl Edward Sagan (1934-1996) allievo di Gerard P. Kuiper e l'astrofisico sovietico Iosif Šamuilovič  Šklovskij (1916-1985).  Il testo di I.Š. Šklovskij e Carl Sagan (Intelligent Life in the Universe, Holden-Day Inc, USA, 1966) fu tradotto e pubblicato in Italia soltanto nel 1980, per i tipi della Feltrinelli, con il titolo La vita intelligente nell'Universo.

Al capitolo 33, intitolato <<Possibili conseguenze del contatto diretto>>, Sagan discute delle tracce archeologiche che potrebbero far pensare ad un possibile contatto in epoca remota con visitatori provenienti dallo Spazio. Ebbene, a pag. 325 è riprodotta la celebre fotografia del sigillo accadico di cui parla Sitchin nei suoi testi, catalogato VA/243 e conservato allora presso la Vorderasiatische Abteilung der Staatlichen Museen, a Berlino. La didascalia della Fig.33.5 del testo di Sagan e Šklovskij, dice alla suddetta pagina:

<<[...] Il sigillo si trovava, prima della guerra, nella Vorderasiatische Abteilung der Staatlichen Museen a Berlino. [...] Riprodotto da H. Frankfort, Cylinder Seals, Macmillan, London, 1939.)>>

Sagan, nel testo del capitolo 33, dice al riguardo:

<<Il sigillo cilindrico nell'illustrazione in alto a sinistra presenta, curiosamente, nove pianeti attorno al sole prominente in cielo (e, leggermente più a destra, due pianeti minori). Le altre rappresentazioni di sistemi planetari - se possiamo chiamarli così - presentano una variazione degna di nota del numero dei pianeti. [...] Questi sigilli cilindrici potrebbero non essere che gli esperimenti dell'inconscio degli uomini dell'antichità per comprendere e raffigurare un ambiente talvolta incomprensibile [...] Le storie degli Apkallu potrebbero essere state inventate di sana pianta [...] Ma storie come la leggenda di Oannes e rappresentazioni specialmente delle civiltà più antiche comparse sulla Terra meritano uno studio critico molto più approfondito di quanto non si sia fatto sinora [...]>>

pag. 324, ibidem.

Riflettiamo un attimo: lo studio suggerito da Sagan non è esattamente quanto ha fatto sin dal 1976, e sta ancora facendo, lo storico Zecharia Sitchin? L'altro ingegnere che sottopone al vaglio della critica le tesi di Sitchin, l'ing. Carlo Bolla, dice nel suo documentato scritto diffuso on line ed intitolato <<Questioni celesti. La parte astronomica delle teorie di Zecharia Sitchin: riflettiamoci sopra...>>

<<[...] l’emblema raffigurerebbe il nostro Sistema Solare: il Sole sarebbe la stella centrale, mentre i globi che lo circondano sarebbero pianeti. Poiché tali globi sono 11, e dato che i Sumeri consideravano pianeta anche il Sole, Sitchin dedusse che il nostro sistema è composto da altrettanti corpi principali. Anche la Luna era considerata un pianeta dagli antichi sumeri, così noi diremmo che i corpi planetari veri e propri ivi raffigurati sono, anziché i nove conosciuti, dieci.>>

© 2006 Carlo Bolla

fonte: http://www.cifas.net/ricerche/QUESTIONI_CELESTI.pdf

Nello scritto critico non c'è però traccia delle precedenti considerazioni di Carl Sagan (un astronomo di fama mondiale), analoghe a quelle di Sitchin, ma formulate dieci anni prima. Anche se Sagan non evidenzia o commenta la presenza di un pianeta in più rispetto al novero dei pianeti conosciuti, resta la sua possibile interpretazione del sigillo accadico di Berlino in chiave di raffigurazione del Sistema Solare secondo la teoria eliocentrica. E Sitchin, probabilmente indipendentemente da Sagan (come spesso succede nelle ricerche), era giunto in seguito alle stesse conclusioni, ed anche oltre.

Questo è il punto fondamentale, a mio avviso: testimonianze archeologiche (sigilli, testi in cuneiforme dove si raccontano cosmogonie) attestano che le antiche genti mesopotamiche conoscevano la natura e la composizione del nostro Sistema Solare. E Carl Sagan era un astronomo di tutto rispetto.

Ora veniamo ad un'altra figura storica, molto controversa ed ancora oggi attuale. Molti hanno rimproverato Carl Sagan di aver contribuito a screditare il lavoro saggistico dello psichiatra russo Immanuel Velikovsky (Vitebsk, 1895 - Princeton, 1979), fra l'altro amico di Albert Einstein proprio a Princeton. Ed Einstein lesse con grande interesse gli scritti di Velikovsky.

In realtà il giudizio di Sagan al riguardo non è ben conosciuto. Ho trovato delle interessanti testimonianze scritte e video, in cui Carl Sagan difende la libertà di esercitare la critica ai consolidati modelli della conoscenza, e lo fa citando proprio il discusso psichiatra di origine russa, autore di Worlds in Collision ed Ages in Chaos. Sulla figura dell'autore di Worlds in Collision (McMillan e poi Doubleday, 1951, USA), invito il lettore a procurarsi il supplemento al nr.69 di "Mystero", primavera-2006, Casa Editrice Mondo Ignoto srl, Roma. Sul suddetto supplemento l'ampio dossier dedicato al controverso psichiatra di origine russa contiene anche parte degli atti del simposio organizzato nell'Ottobre 2001 presso l'Università degli Studi di Bergamo, proprio per ricordare e discutere l'opera dello studioso Velikovsky; notevole lo scritto del prof. Emilio Spedicato.

Attualmente due dei testi di Velikovsky sono editi in Italia dalla stessa casa editrice, sopra menzionata. Per chi frequenta le polverose biblioteche, ricordo che esiste una vecchia edizione della Aldo Garzanti Editore, datata 1955 (Mondi in collisione).  Nel celebre testo intitolato The Dragons of Eden, con cui Sagan vinse il Premio Pulitzer, a pag. 248 dell'edizione statunitense egli cita anche le teorie dello psichiatra russo:

<<[...] Velikovskian catastrophism; Atlantis and Mu; spiritualism; [...] It may be that there are kernels of truth in a few of these doctrines, [...]>>

The Dragons of Eden, by Carl Sagan, The Ballantine Publishing Group book, 1977, pag. 248

Sagan dunque affermava nel 1977 che potrebbe esserci un "nucleo di verità" nelle dottrine elencate nel testo, e fra di esse è menzionato anche il catastrofismo di Velikovsky. E così Sagan si espresse su Velikovsky nel corso della puntata nr. 4 della sua trasmissione televisiva Cosmos (che ho potuto visionare personalmente):

<<[...] The worst aspect of Velikovsky's theories is not that many of his ideas were wrong, silly or in cross contradiction to the facts, rather the worst aspect is that some scientists attempted to suppress Velikovsky's ideas. The suppression of an uncomfortable idea is maybe common in religion or in politics, but is not the path of knowledge [...]

da Cosmos, nr.4,  trasmissione televisiva condotta in USA da C. Sagan

Sagan dunque, dagli schermi televisivi americani, pur non dando troppo credito alle tesi di Velikovsky, stigmatizzava l'atteggiamento di certi scienziati che hanno tentato di sopprimere le idee del celebre saggista russo scomparso nel 1979.

Oggi Zecharia Sitchin (che, come Velikovsky, è di origine russa e visse in Palestina), a mio parere sta conoscendo successo di pubblico ma si sta imbattendo (così come Velikovsky in passato) in una forte opposizione alle sue tesi da parte di certi intellettuali e da parte della maggior parte degli ambienti accademici che contano.

Tesi le quali, non mi stancherò mai di ripetere, coniugano con rara eleganza creazionismo ed evoluzionismo.

© Luca Scantamburlo

15 Luglio 2007

ELZEVIRO RIVEDUTO E CORRETTO IL 16 LUGLIO 2007

www.angelismarriti.it