Le piramidi cinesi

di Marcello Soave

 

 

                    

     Provincia cinese dello Shanxi                                                    Piramide dell’Imperatore Giallo

 

Nel 1912 due commercianti d’armi, tali Frederick Meyer Schroder e Oscar Maman, traversando lo Shanxi (provincia della Cina centrale) videro sette piramidi appartenenti all’antica città di Sian-Fu (l’odierna Xian, capitale dello Shanxi). La loro guida fu un monaco di nome Bogdo (che significa “il saggio”), che gli disse che le piramidi avevano più di 5000 anni, che in origine erano ricoperte da pietre ormai scomparse e che erano state costruite dagli antichi imperatori (i “Figli del Cielo” o “Imperatori Celesti”) i quali non erano della Terra e che erano discesi con i loro dragoni volanti di metallo (ruggenti e sputanti fuoco) dall’altro spazio. Questi racconti sono contenuti in documenti del 1500 a.C.

Nel 1913 un altro esploratore, Segalen, chiese e ottenne di poter studiare la piramide dell’Imperatore Giallo a Lin-t’ong, tra Hnan e Sin-gan, alta 48 metri e di lato 350 metri (a cinque gradoni). Secondo le cronache di Sheuma Ts’ien (145-90 a.C.) questa piramide è una piramide doppia, che fu costruita con una parte sopra e una sotto il suolo. La sezione sotterranea, secondo le cronache, è rovesciata, foderata esteriormente di bronzo. Sheuma Ts’ien: “All’interno furono trasportati e sepolti utensili meravigliosi, gioielli e oggetti rari. Furono riprodotti edifici per tutte le amministrazioni. Alcuni artigiani ricevettero l’ordine di fabbicare balestre e frecce automatiche, in modo che se qualcuno avesse voluto fare un buco sarebbe stato ucciso. Un vero palazzo sotterraneo si ergeva là dove i ruscelli di mercurio disegnavano fiumi eterni.” La piramide era la tomba di Shi Huangdi (259-210 a.C.), primo imperatore della Cina, fondatore della dinastia Qin (o Ch’in). Salito al trono dello stato feudale cinese di Qin nel 246 a.C., completò il processo di unificazione iniziato dai suoi predecessori sottomettendo gli altri stati e autoproclamandosi imperatore della Cina nel 221 a.C. Vicino alla tomba dell’Imperatore Giallo, nei pressi di Xi’an, è stato ritrovato il famoso esercito di 6000 guerrieri in terracotta a grandezza naturale, che sembra formasse il corredo funerario di Shi Huangdi.

 

 

 

Nel 221 a.C., governando ormai l'intero territorio cinese, e desiderando distinguere la sua posizione da quella di semplice re di Qin, forgiò per sé il titolo di huangdi (皇帝 - "augusto sovrano"), unendo i caratteri che indicavano i Tre Augusti e Cinque Imperatori (三皇五帝  - Sānhuáng wǔdì - San-huang wu-ti), sovrani mitologici del Paese unito. I Cinque Imperatori furono infatti sovrani mitologici della Cina durante il periodo dal 2850 a.C. al 2205 a.C., cioè il tempo che precede la dinastia Xia del 2070–1600 a.C. (dopo la quale ci furono la dinastia Shang del 1600–1046 a.C., la dinastia Zhou del 1122–256 a.C. e quindi la dinastia Qin di Shi Huangdi). L’Imperatore giallo era quindi precedente a Shi Huangdi e, secondo le cronache, fu uno dei cinque imperatori celesti, reggitori del mondo, incaricati di comandare nei cinque settori della Terra, in base al loro colore. La Canzone di Chu (楚辭) identifica i cinque imperatori come divinità dei punti cardinali:

Una leggenda racconta che, alla fine del suo regno, Huang Ti salì al cielo cavalcando un drago, dopo aver forgiato una magica caldaia (Enciclopedia Rizzoli-Larousse); altri testi lo vogliono trasportato da un "Dragone Volante”, mezzo con il quale i re cinesi scendevano dal cielo. Questa aspirazione all’immortalità ricorda molto la tradizione dei faraoni egizi, che si facevano mummificare per ascendere al cielo.

I tre augusti erano ancora precedenti ai cinque imperatori e, a volte conosciuti anche come i Tre sovrani, erano semi-dei o re-dei che usavano i loro poteri magici per migliorare la vita del loro popolo. Per le loro virtù sovrannaturali vissero fino ad un'età incredibile e governarono in un periodo di lunga pace. Ai tre augusti si attribuiscono varie identità in diversi testi storici cinesi. Negli Annali di Sheuma Ts’ien si sostiene che fossero:

Quest’incredibile durata dei loro regni ricorda l’Antico Testamento in cui si dice che i primi profeti vissero centinaia di anni e la mitologia sumera, nella cui letteratura si tramanda la cronologia dei re di Sumer prima del diluvio (Periodo proto dinastico I) con regni da 28.000 anni a 18.000.

Lo Yundou shu (運斗樞) e lo Yuanming bao (元命苞) identificano i tre augusti cinesi come:

Fuxi e Nüwa sono il dio e la dea, marito e moglie, a cui si attribuisce la discendenza dell'umanità in seguito ad un diluvio catastrofico (come Noè-Ninurta), mentre Shennong avrebbe inventato l'agricoltura e sarebbe stato il primo ad usare le erbe mediche.

 

Nel 1945 il pilota James Gaussman, diretto verso la base di Assam in India, avvistò quella che è famosa come la Piramide Bianca: la fotografò. La foto di Gaussman rimase in un archivio militare per 40 anni, poi Brian Crowley la pubblicò nel suo libro “The Face on Mars” (La faccia su Marte).

Ufficialmente la storia delle piramidi cinesi inizia nel 1947, quando il colonnello Maurice Sheehan fotografò da un’aereo, un DC3 in volo sopra la Cina, ciò che sembrava essere una piramide (la sua descrizione venne pubblicata dal New York Times nel marzo dello stesso anno).

Nel 1950, studiosi dell’accademia di Pechino esplorarono otto tumuli dei primi re Chou in Anyang, nella zona di HouChiaChuang fra cui la tomba di Wu Kuang (il complesso è a nord del fiume Huan, nell’Honan settentrionale).

Tra gli scavi cinesi ufficialmente riconosciuti a Xian, vale la pena evidenziare quello effettuato nel 1960, quando il Ministero della Cultura decise di scavare almeno una delle tombe piramidali della dinastia T’ang (618-907 d.C.), situata a circa 80 km a nord di Xian. Si riuscì a entrare nella camera funeraria e si trovarono un sarcofago e reperti in ceramica. Vi erano anche alcune pitture murali in buono stato, che raffiguravano scene di vita alla corte dei T’ang.

 

 

Pochi metri prima di accedere alla camera sepolcrale venne scoperta una grande lastra di pietra recante un’iscrizione che, decfrata, indicò il nome dello scheletro nel sarcofago. Si trattava, dunque, della Principessa Yung T’ai, che si suicidò insieme al suo sposo ed al cognato l’8 ottobre del 701 d.C.

Nel 1994 l’esploratore tedesco Hartwig Hausdorf, autore del libro “Die Weisse Pyramide” (La piramide bianca), scalò una piramide situata tra la città di Xian e il suo aeroporto e dalla cima potè individuare altre 20 piramidi (le stesse di Schroder e Maman). Hausdorf dice anche che ci sono oltre 100 piramidi nelle pianure di Qin Chuan, nella valle di Qin Lin, vicino a Xiangyang, a Shandong, nella montagna di Taibai.

L’archeologia occidentale si è così accorta che in Cina ci sono centinaia di piramidi (circa 500) di terra a gradoni, solitamente coperte di alberi. Sembra che già all’epoca della costruzione queste piramidi venivano piantumate in modo da mimetizzarle e ancora oggi il governo cinese opera una specie di cover-up sull’argomento, per cui le ricerche archeologiche (soprattutto quelle straniere) faticano ad ottenere i permessi relativi. Notevole è il fatto che la zona dove si addensano la maggior parte delle piramidi (lo Shanxi) è una finestra naturale per il lancio dei satelliti ed il loro rientro in atmosfera e infatti qui è ubicato uno dei quattro centri spaziali cinesi (il Taiyuan Satellite Launch Center - TSLC). Sembra che la parte superiore della maggior parte delle piramidi sia piatta e in qualche caso con strutture rettangolari (come quelle Maya o le zigurrat mesopotamiche).

Il prof. Wang Shiping, del Museo Storico di Shanxi, suppone che le piramidi cinesi facciano parte di un gigantesco sistema di sacre linee chiamate Feng Shui o Sacre vie del Dragone e che siano allineate per raffigurare la costellazione di Orione (come le piramidi di Giza, in Egitto). Ma ai cinesi in genere non piace parlare delle loro piramidi, le considerano tombe e scavando temono di attirarsi maledizioni. Infatti la tomba dell’Imperatore Giallo non è ancora stata aperta. Il direttore del museo dove è custodito l’esercito di terracotta ha spiegato che è più prudente attendere qualche decennio, in modo da realizzare una tecnologia tale da poter eseguire l’apertura della tomba senza danneggiarla.

Altre piramidi si troverebbero nel deserto del Gobi. Il prof. Rudenko G. ha scoperto nelle vicinanze della Mongolia Esterna tombe (Kurgan), i cui resti sono visibili nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. La più interessante, sita a Pazyrik, è detta “Kurgan V”. Al suo interno sono stati rinvenuti strumenti musicali, gioielli, cibi, una mummia di una donna e di un uomo di tipo europeo perfettamente conservate. Nel deserto del Gobi l’archeologo Stern Aurel trovò carte celesti risalenti a 20.000 anni fa, dipinti raffiguranti Indios dell’America Meridionale ed alcuni vasi pieni di mercurio. In seguito alle rilevazioni effettuate in quella regione da alcuni studiosi sovietici, riguardanti vaste zone con porzioni di terra vetrificata, Jacques Bergier ha ipotizzato che la civiltà del deserto sia stata distrutta da una guerra combattuta utilizzando veicoli aerei e esplosivi atomici (come narrano i testi Indù, vedi Harappa e Mohenjo Daro). In effetti i Cinesi si tramandano leggende circa un popolo magico chiamato”Hsia” che popolava il mondo molto tempo fa.

Nota bene: il mercurio si utilizza ancora oggi nel processo di estrazione dell’oro!

 

I dischi di Baian Kara Ula:

Poco prima della seconda guerra mondiale, nel 1938, un gruppo di archeologi cinesi si imbatterono in una caverna contenente una quantità di piccoli scheletri e di dischi di pietra, che furono decifrati solo vent’anni dopo. Questi dischi raccontavano la storia di un’astronave extraterrestre malamente atterrata nella zona montagnosa di Baian-Kara-Ula (lungo il confine Cina-Tibet) 12.000 anni fa. Gli scienziati scoprirono una intricate rete di gallerie interconnesse. In una di queste apparvero, ordinatamente allineate, le tombe di una razza che appariva alquanto particolare: esseri umani di dimensioni molto minute, eccetto i teschi, sproporzonatamente grandi. I dischi vennero conservati a Pechino dove, per i successivi vent’anni, un grande numero di esperti cercarono di interpretarli, ma inutilmente. Solo nel 1962 il prof. Tsum Um Nui finalmente vi riuscì, e apprese l’incredibile messaggio contenuto nei dischi. Egli annunciò le sue conclusioni ad un gruppo di colleghi, ma le autorità ritennero più prudente non annunciare le scoperte del professore, al punto che l’Accademia di Preistoria di Pechino gli proibì di pubblicare qualunque notizia in merito. Così, dopo due anni di totale frustrazione, il professore e quattro suoi colleghi furono autorizzati a pubblicare il risultato della loro ricerca, che chiamarono “Rapporto su un’astronave che, come riportato sui dischi, discese sulla Terra 12.000 anni fa”.

 

                        

 

I dischi trovati nella grotta, 716 in tutto, raccontavano la storia degli abitanti di un altro mondo (i Dropa) bloccati sulle montagne di Baian-Kara-Ula. Le intenzioni pacifiche di questi esseri non furono comprese dalla popolazione locale. Molti di loro vennero inseguiti e uccisi dai membri della tribù Han, che vivevano nelle grotte vicine.

I colleghi di Tsum Um Nui, totalmente increduli, lo derisero e tale atteggiamento indispettì il professore che decise di trasferirsi in Giappone, dove morì qualche anno dopo.

Le grotte nel 1938 erano ancora abitate da due tribù che si autodefinivano Han e Dropa, questi ultimi alquanto strani. Alti a malapena un metro e trenta, non erano né cinesi né tibetani e gli esperti brancolavano nel buio in merito all’individuazione del loro ceppo etnico.

Poco dopo la decifrazione di Tsum Um Nui, pubblicata nel 1964, esplose la rivoluzione culturale in Cina, e nessuno si occupò più di quei dischi e del loro messaggio. Nel 1974 l’ingegnere austriaco Ernst Wegerer si imbattè in due dischi nel Museo Bampo di Xiang e li fotografò. Fu però Hartwig Hausdorf, nel 1994, a cambiare la situazione. Assieme all’amico Peter Krassa partirono per la Cina alla ricerca dei dischi. Su indicazione di un inglese, il dott. Karyl Robin-Evans, giunsero alla tribù Dzopa. La regione di Baian-Kara-Ula non aveva risentito molto dell’invasione cinese. Robin-Evans riuscì a raggiungere la meta e a guadagnarsi la fiducia della gente Dzopa. Aveva con sé un linguista, che gli insegnò i rudimenti della lingua Dzopa e Lurgan-La, il capo religioso dei Dzopa, gli raccontò la storia della sua tribù, il cui pianeta natale si trova nel sistema di Sirio. Lurgan-La gli spiegò che varie missioni erano state inviate sulla Terra migliaia di anni prima. Durante l’ultima visita alcune astronavi precipitarono e i sopravvissuti non furono più in grado di lasciare la Terra: gli Dzopa erano i discendenti diretti di questa gente. Tra i beni di Robin-Evans vi era un’incredibile fotografia: la coppia reale Hueypah-La e Veez-La. Erano alti rispettivamente 1,2 e 1,07 metri!