Alieni

(Marcello Soave )

18/3/2004
Non ho mai creduto agli alieni fino a poco tempo fa, quando ho visto alla televisione un programma sui cerchi nel grano. Fino a quel giorno ho sempre saputo che periodicamente si verificavano apparizioni, a volte documentate da fotografie, dei dischi volanti; c’erano dichiarazioni di persone che affermavano di aver visto alieni o addirittura di essere stati rapiti da essi. Ma consideravo questi come dei mitomani, gente che vuole a tutti i costi che si parli di loro, e che le fotografie fossero dei falsi, oggi facilmente producibili con la computer grafica. Invece con questo programma sono venuto a conoscenza di un fatto che avviene da un po’ di tempo a questa parte: in tutto il mondo, in campagna, sui campi coltivati a grano, si ritrovano delle figure geometriche disegnate in modo particolare della grandezza di 20 o 50 m ciascuna. Il disegno viene realizzato piegando le spighe e schiacciandole a terra, senza spezzarle (come potrebbe fare un gruppo di uomini) ma “fondendo” lo stelo nel punto di piegatura, come hanno potuto appurare dei biologi che hanno fatto analisi sul campo, come solo un fascio di microonde può fare: non mi risulta sia ancora stato inventato il laser a microonde, comunque è stato fatto con qualcosa del genere. Inoltre sono disegni che compaiono nell’arco di una notte e degli uomini per fare lo stesso disegno (ma spezzando le spighe) ci metterebbero due o tre giorni di lavoro di gruppo.


Non credo che un’organizzazione segreta e mondiale di contadini burloni abbia inventato il laser a microonde e affittato elicotteri per fare tutto ciò, come non credo che il governo degli Stati Uniti abbia montato dei laser a microonde sperimentali sui satelliti militari per gioco, quindi l’unica spiegazione è che ci siano davvero gli alieni e siano già sulla terra. Forse non loro direttamente, forse i dischi volanti sono solo dei robot comandati a distanza, un po’ come le nostre sonde interplanetarie. Però questa storia certa dei cerchi nel grano mette in altra luce altri elementi, come gli U.F.O. segnalati da piloti di aereo militari e civili di tutto il mondo, che potevano anche essere velivoli sperimentali di nazioni vicine top secret e quindi non confermate. O come le voci sulla base segreta Area 51, nel deserto del Nevada, ufficialmente addetta allo sviluppo di aerei sperimentali “umani”, ma che si dice ospiti cadaveri di alieni (sui quali sarebbe iniziato uno studio medico di fisiologia “aliena”) e astronavi aliene dotate di sistema di levitazione anti-gravità, che si cercherebbe di riprodurre e capirne il principio di funzionamento. Visto che ufficialmente il mondo scientifico internazionale continua a cercare segnali alieni dall’esterno del sistema solare ma dice che per ora possiamo pensare di essere soli nell’universo, vorrei sapere come mi spiegano i cerchi nel grano: forse però è stato sottoscritto un accordo internazionale tra i governi di tutto il mondo volto alla controinformazione, dissimulazione e minimizzazione del fenomeno (considerando anche che i maggiori istituti di ricerca, se non tutti, sono pubblici). D’altra parte è anche comprensibile un timore di panico generale di massa e la soluzione più semplice e benefica è coprire tutto e negare l’evidenza. Inoltre a tutt’oggi (e per molto altro tempo, credo) non esiste un governo mondiale democratico e stabile e, finchè non ci sarà, gli alieni dovranno negoziare separatamente con i vari governi democratici separati e con le dittature.


C’è un libro tra i vari: Il mistero dei cerchi nel grano, Michael Hesemann, 2002, Ed. Mediterranee. Qui ho trovato, oltre a belle foto a colori dei cerchi nel grano, anche il riferimento a un orientalista di New York, Zecharia Sitchin, che ha studiato per decenni le scritture sumeriche e che ha pubblicato cinque libri della serie Earth Chronicles (1976). Qui Sitchin sostiene che gli alieni ai tempi dei sumeri (IV millennio a.C.) erano già arrivati sulla terra e che addirittura erano loro a governare le città-stato numeriche. Sitchin dice che è tutto scritto nelle tavolette di argilla in scrittura cuneiforme pervenuteci con gli scavi archeologici operati in Irak: come prova porta un sigillo cilindrico del 2400 a.C., oggi conservato al museo di Pergamo (numero di catalogo VA/243) a Berlino, sullo sfondo del quale ci sono i nove pianeti che ruotano attorno al sole nel giusto rapporto reciproco di dimensione e nell’esatta successione, molto prima che fosse inventato il primo telescopio. Non so se ciò che dice Sitchin sia vero, ma alla luce dei cerchi nel grano e considerando che non so leggere la scrittura cuneiforme potrei anche fidarmi; in ogni caso ci potranno essere altri traduttori dal sumerico e altri studi che potranno smentire o confermare (sempre che i governi lo rendano pubblico) i suoi studi. La storia che racconta è molto interessante: nel sigillo di Berlino c’è anche un decimo pianeta, proprio del nostro sistema solare, non di altri sistemi lontani anni-luce, che le tavolette chiamano Nibiru e che Sitchin dice essere il pianeta natìo degli alieni: esso non è ancora stato trovato perché ha un’orbita ellittica particolarmente schiacciata, con perielio tra Marte e Giove e afelio molto più in là di Plutone, periodo di rivoluzione (anno nibiruiano) di 3600 anni terrestri e l’utima volta che è passato al perielio era l’800 a.C. , quindi dovrebbe ri-passare attorno al 2800 d.C., tra 800 anni. Abbiamo 800 anni per prepararci. Secondo Sitchin su Nibiru i nibiruiani genererebbero autonomamente (artificialmente?) calore e atmosfera, cosa effettivamente necessaria se non altro per il calore, data la distanza media di Nibiru dal Sole: se è così è probabile che quella dei nibiruriani su Nibiru sia a sua volta una colonia di “gente” venuta da altri mondi di altri sistemi, in cui ci siano state le condizioni climatiche adatte al nascere e prosperare della vita e magari oppresse da sovrappopolazione (anche loro?) oppure Nibiru in un certo passato poteva orbitare tra Marte e Giove e un cataclisma (una mega-cometa l’ha centrata?) può aver deviato l’orbita e quindi il clima. Mentre per quanto riguarda la colonia terrestre sumerica del 2400 a.C. sembra che fosse orientata all’estrazione mineraria, in particolar modo dell’oro e del platino, di cui gli alieni necessitavano i quanto sembra dovessero riparare l’atmosfera di Nibiru, che si stava assottigliando e sparando polvere d’oro negli strati alti dei loro cieli avrebbero interrotto questa pericolosa tendenza. Visto che più avanti in tempi storici di questi nibiruiani non c’è traccia, c’è da pensare che una volta fatto il pieno d’oro se ne siano tornati su Nibiru. Sitchin sostiene che quella di Sumer (terra dei guardiani) era la base centrale, ma che ci fossero miniere gestite da nibiruiani in tutto il mondo, in particolar modo (naturalmente) dove l’oro c’era, come nell’odierno Zimbawe in un luogo chiamato nelle tavolette sumeriche “ab zu” (deposito profondo): ancora oggi nelle lingue semitiche l’oro è detto “za ab”. Hesemann fa notare che del 2700 a.C sono, 300 anni prima delle Ziqurrat a gradoni di Sumer, anche la piramide a gradoni di Zoser, a Saqqarah in Egitto e il sito megalitico di Silbury Hill, in Inghilterra. Per ritornare all’Irak,è interessante sapere che Sumer è la “terra Sinear” della Bibbia, la patria di Abramo, di Noè e dei suoi antenati. A partire dalle prime ricerche sumeriche dell’archeologo inglese Henry Austin Layard (1840, Mossul, Irak), si riportò alla luce la biblica Ninive, capitale dell’impero assiro. La città doveva il suo splendore al re Sanherib che, secondo la Bibbia, fu costretto da un angelo del Signore a ritornare in patria a causa dell’assedio di Gerusalemme. A Ninive fu ritrovata la biblioteca di Assurbanipal (7° sec. a.C.), un successore di Sanherib. Assurbanipal aveva fatto tradurre e copiare tutte le tavolette del suo passato. Molte tavolette infatti, recano la nota: “Tradotto dalla lingua dei Sumeri”. Così la letteratura sumera ci è pervenuta. Un iscrizione apposta da Assurbanipal stesso, recita: “Il Dio degli scribi mi ha fatto il dono di saper scrivere con talento artistico. Io sono stato introdotto ai misteri della scrittura e sono capace di leggere perfino le difficili tavole dei Sumeri. Comprendo le enigmatiche parole scolpite nella pietra che risalgono ai giorni antecedenti il diluvio.” Per gli Assiri Sumer era la terra dei primordi, la culla della civiltà, anzi la culla dell’umanità stessa. Con grande sorpresa dei traduttori, molti testi sumerici rivelano senza possibilità di dubbio di essere le stesure originarie dell’Antico Testamento: la storia della Creazione, del diluvio universale e della costruzione della torre di Babele, per esempio, hanno tutte il loro parallelo letterario negli antichi testi sumerici. I sigilli cilindrici come quello cui fa riferimento Sitchin erano i precursori dei moderni rotocalchi e venivano usati nelle scuole e nelle università di Sumer, tutte rette da sacerdoti, per moltiplicare i loro modelli scientifici e le raffigurazioni dei loro simboli. E non v’è dubbio che la mappa astronomica conservata al museo di Berlino – certo la più antica dell’umanità – fosse uno di tali “libri scolastici”. Agli uomini dell’antichità, perfino a quelli del Rinascimento, erano noti solo sei pianeti. Benchè Urano sia stato scoperto da Herschel nel 1781, Nettuno nel 1846 da Galle e Plutone nel 1930 da Tombaugh, tutti questi pianeti sono presenti e correttamente raffigurati sul sigillo cilindrico dei Sumeri con, in aggiunta, un misterioso decimo pianeta. Anche sui loro testi di astronomia si parla di 10 pianeti, ognuno dei quali descritto con grande precisione. Urano lo chiamavano “kakkab schanamma” (cioè il pianeta-gemello, in quanto gemello di Nettuno), Nettuno era detto “hum ba” (che vuol dire “pianeta dalla vegetazione di palude”) o “en ti mash sig” (che significa “pianeta dalla luminosa vita verde”). Tale definizione è parsa oscura finchè non cominciò l’odissea della sonda spaziale statunitense Voyager2; il 24 agosto 1989 il Voyager passò accanto al pianeta Nettuno, scattò molte fotografie e le mandò sulla terra: effettivamente era verde-azzurro, ma i Sumeri come potevano saperlo? “Quando, dopo il diluvio universale, arrivò sulla Terra il regno celeste…”, così inizia la più antica cronaca dell’umanità, che elenca i nomi dei re sumeri che si sono succeduti nel corso del III° millennio a.C. Nessuno sa di dove sono originari i Sumeri. All’improvviso, attorno al 3800 a.C. come scaturiti dal nulla, eccoli presenti sulla Terra con la loro raffinata e progredita cultura. Senza nessun periodo di difficile inizio e successivi stadi di evoluzione, possedevano già la cultura ed era cultura allo stato puro. Come tutto ciò sia accaduto lo spiegano i testi sumerici, secondo cui gli Dei “scesero per la prima volta dal Cielo” a Sumer, ne fecero un paradiso terrestre e vi crearono l’uomo.


La prima colonia di Sumer fu la città “e ri du”, nome che significa letteralmente “casa costruita lontano” e che sorgeva su una collina eretta artificialmente alla foce dell’Eufrate, in mezzo alla “edinu” (pianura) o “e din” (patria dei giusti), da cui deriva l’eden biblico, nome del giardino paradisiaco, prima dimora terrestre dell’uomo. Eridu – “ereds” in aramaico, “erd” o “ertz” in curdo – avrebbe dato il suo nome al nostro pianeta; a Eridu seguirono altri dei, ognuno dei quali fondò una città, dandole il proprio nome. Il loro astroporto nella “terra dei due fiumi” (cioè il Tigri e l’Eufrate) era la città di Sippar (città degli uccelli) ed era collegato con le miniere per mezzo dei “ma gur ur nu ab zu” (le navi per il trasporto dei minerali provenienti da Abzu). “Bad tibira” era il “luogo luminoso dove viene lavorato il materiale grezzo”. “La ra ak” (luce splendente da vedere) era un fuoco sempre acceso come un faro, sul quale si orientavano le navi spaziali in fase di atterraggio. “Shu rup pak” (luogo del massimo benessere” era il centro medico. Sembra che il capo degli alieni della colonia terrestre, Enlil, fondò “nibru ki” (Posto di Nibiru sulla Terra) come sede di rappresentanza, la cui Zigurrat aveva in cima una “dir ga” (ardente camera oscura) nella quale erano conservate le mappe celesti (“emblemi delle stelle”) e tenuto dritto il “dur an ki” (il collegamento Cielo-Terra) con i necessari “aggiustamenti”. Insomma colonizzarono la Terra istituendo una specie di stato maggiore, ripartendosi tra loro le regioni allora disponibili. La costruzione del “Giardino dell’Eden” fu consegnata nelle mani di dèi minori detti “annunaki”, nel modo seguente: “Emanati dal dio Anu e istruiti a seguire le sue indicazioni, ne pose in Cielo 300 come Guardiani della Terra, dando loro l’incarico di stabilire le vie della Terra, tracciandole dal cielo, e sulla Terra ne lasciò 600 perché vi abitassero. Dopo aver dato agli Annunaki del cielo e della terra le istruzioni relative a ciò che dovevano fare, Enlil distribuì fra loro gli incarichi.” Chi erano gli Annunaki? Il loro nome accadico “an nun na ki” vuol dire “coloro che dal cielo sono venuti sulla terra”. Occorre tener presente, però, che il cielo degli annunaki cui si riferiscono i testi sumerici detto “ni bi ru” era il “pianeta del transito”, il “centro del cielo”, cioè un pianeta del nostro sistema solare. L’uomo nacque come “schiavo degli dei” dicono i Sumeri. Quando per gli Annunaki “il lavoro diventò troppo pesante, la fatica si fece troppo grande, lo strapazzo eccessivo”, si ebbe la prima rivoluzione della storia. Si ammutinarono: “Ognuno di noi ha dichiarato guerra. Questo lavoro faticoso ci uccide. I loro lamenti si udivano fino in cielo”. Enlil vorrebbe giustiziare il capo degli insorti, ma Anu e suo figlio Enki hanno un’idea migliore: dovrebbe essere creato un “lulu amelu”, un lavoratore primitivo. “Fate portare a lui il giogo, lasciate che faccia lui il faticoso lavoro per conto degli dèi.” La soluzione fu presto trovata. “La creatura, il cui nome avete appena nominato, esiste. Agli Annunaki non era sfuggito che non molto lontano da Abzu, nell’Africa orientale, Zimbawe esistevano già degli ominidi. Con la fecondazione di un ovulo di ominide femmina da parte del seme “divino” degli Annunaki, nacque “lulu” (letteralmente “misto”), che fu chiamato “Adama”, cioè “venuto dalla Terra”. “L’uomo primitivo fu creato a immagine degli dèi. Il suo sangue generò l’umanità, cui dettero il compito di liberare gli dèi dalla fatica. Fu un lavoro immane.” I testi sumerici descrivono minuziosamente numerosi interventi genetici che furono necessari per portare a termine l’atto di creazione o meglio, di ri-plasmazione dell’ominide in uomo. “Quando la loro creazione fu ultimata, gli uomini non conoscevano pane per nutrirsi né vestiti per coprirsi. Mangiavano erba e piante con la bocca come le pecore e bevevano acqua dai fossi.” Solo dopo aver osservato la sua evoluzione per lunghissimo tempo, durante il quale ogni tanto operavano su di lui qualche intervento genetico, e dopo aver provveduto allo sterminio delle specie degenerate, per esempio sfruttando fenomeni naturali come il diluvio universale, gli dèi elevarono uomo a Homo Sapiens e gli permisero di stabilirsi in capanne di fango attorno alle loro basi. Fecero di più: nominarono i re che li dovevano governare, si servirono dei sacerdoti che li istruivano come intermediari e ne fecero i loro discepoli, mentre con le loro “barche celesti” facevano la spola tra il cielo e la Terra. In effetti – e questo depone a favore della loro credibilità – le cronache sumeriche parlano della creazione dell’uomo in modo corretto sia dal punto di vista del tempo che del luogo. Dopo di ciò ebbe inizio “Il regno degli dèi” sulla “Terra dei due fiumi” con la fondazione di Eridus, la prima colonia aliena, esattamente 428.000 anni fa. Per 144.000 anni, pari a 40 rivoluzioni dell’orbita di Nibiru (anni nibiruiani), gli Annunaki (o nibiruriani) avevano sopportato il pesante lavoro minerario, che i loro superiori sul pianeta Nibiru imponevano loro di fare, prima di ribellarsi. Ciò significa che il “lulu” (il sangue misto), prima versione dell’ibrido tratto dall’ominide terrestre, è apparso sulla Terra circa 280.000 anni fa, “al di là di Abzu”, cioè a nord dello Zimbawe. Ed è precisamente a quell’epoca e in quella regione dell’Africa orientale che i più moderni paleoantropologi fanno risalire la comparsa dell’Homo Sapiens sulla Terra. Se le cose stanno davvero così, dove sono oggi gli alieni (o annunaki, o nibiruriani che li si voglia chiamare)? Sitchin ne deduce che le visite degli alieni hanno luogo ogni 3600 anni, cioè ogni volta che Nibiru, il pianeta su cui abitano, nel percorrere la sua lunghissima orbita, si avvicina maggiormente alla Terra. E tutta una serie di segni, tra cui i cerchi nel grano, fa pensare che il tempo del loro ritorno non sia così lontano. Nel libro di Heseman c’è anche un’intervista con Sitchin; domanda di Hesemann: “Crede che l’avvistamento di UFO sia in relazione con il ritorno degli Annunaki?” Risposta di Sitchin. “Si, ma devo prima ricordare che il cosiddetto “fenomeno UFO” è conosciuto fin dai tempi più antichi. Perfino nella Bibbia si parla di “oggetti” che oggi definiremmo come UFO. Mi riferisco alle descrizioni del profeta Ezechiele, alla “scala ascendente dal cielo” del sogno di Giacobbe, al “carro di fuoco” di Elia, per fare solo alcuni esempi. Evidentemente essi non visitano la Terra soltanto dal 1947 in qua, ma lo hanno sempre fatto fin dai tempi più immemorabili. Vero è che negli ultimi 45 anni le loro visite si sono intensificate; ma se questo, come presumo, non è che la ripetizione di fatti già accaduti ai tempi biblici, anche la soluzione al mistero degli UFO è da ricercare nel passato e da attribuire agli dèi. Non si tratta del vero e proprio ritorno degli dèi, degli Annunaki o dei Nefilim stessi, ma della venuta dei loro messaggeri. Nella Bibbia gli Angeli sono spesso chiamati anche “Guardiani” o, in ebraico, “Malachim” che significa appunto “messi, messaggeri”. “I Malachim non sono la divinità stessa. Fra le illustrazioni del mio libro ho incluso tre figure di Malachim, risalenti a migliaia di anni fa. La somiglianza con gli extraterrestri disegnati dalle persone che dicono di averli visti, è addirittura sbalorditiva. Li contraddistingue la stessa pelle liscia, gli stessi occhi a mandorla – molto più grandi di quelli umani – il fatto che sono in entrambi i casi asessuati. Personalmente penso che siano robot o androidi. Può darsi che gli Annunaki li abbiano “trasferiti” su una delle più vicine basi di transito, per esempio su Marte, con l’incarico di vegliare su di noi e trasmettere loro regolarmente dati relativi al nostro comportamento e alla nostra evoluzione.” A partire dalla prima manipolazione genetica del primo ominide, 280.000 anni fa, gli alieni hanno sempre cercato di elevare la coscienza dell’umanità. Troviamo un indizio di ciò nella Genesi (6, 1-4). Dice la Bibbia: “Avvenne che gli uomini della Terra presero a moltiplicarsi, dando alla luce anche figlie femmine. Allora i figli maschi degli dèi (i ben elohim) accorgendosi che le figlie degli uomini erano belle, le presero in moglie, naturalmente solo quelle che piacevano a loro. A quel tempo erano sulla Terra i Nefelim, e anche dopo, quando i figli degli dèi si accoppiavano con le figlie degli uomini e avevano da esse figli; sono questi i potenti della preistoria, il cui nome divenne al tempo così famoso da arrivare fino a noi.” I “Nefelim” a “Anakim” della Bibbia sono gli Annunaki, gli alieni. Il nome deriva dall’ebraico “nfl” che significa “gettato giù” (dal Cielo sulla Terra, ovviamente), mentre Anakim sarebbe un’alterazione prodotta della lingua parlata, di Annunaki. L’espressione “i figli degli dèi”, però – potè stabilire Sitchin – che si trova ripetutamente nella cronaca degli avvenimenti antecedenti il diluvio degli scritti biblici apocrifi, suonava diveramente. Diceva: “i Guardiani”. “Poiché in quei giorni scesero dal Cielo gli Angeli del Signore – quelli cui era stato affidato il compito di “Guardiani” – perché istruissero i figli degli uomini e sulla Terra facessero prevalere la Giustizia e la Rettitudine”, così è detto letteralmente in uno dei testi ebraici apocrifi, il Libro degli Anni Santi. Ecco come, in un altro testo apocrifo, il Libro di Enoch, viene raccontato che una volta i Guardiani nominarono loro ambasciatore un uomo, il patriarca Enoch, appunto. Una notte egli fu svegliato da due “figure luminose” che stavano ai piedi del suo giaciglio. Lo condussero in una “casa fatta con pietre di cristallo circondate da lingue di fuoco” e che, appena vi fu entrato, partì alla volta del cielo. A una certa altezza udì una voce che gli parlava e gli dava l’incarico di avvertire gli uomini dell’avvicinarsi di un grande diluvio e di prepararli al ritorno dei Nefelim.