La grande piramide  
     
  di Marcello Soave  
   
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Particolare delle iscrizioni
 
 
  In effetti l’unico oggetto che collega Cheope alla Grande Piramide dice che Khufu non l’aveva costruita: esisteva già quando egli cominciò a regnare! Questo oggetto (oggi conservato al Museo del Cairo) è una stele in pietra calcarea rinvenuta da Auguste Mariette a metà dell’Ottocento fra le rovine del tempio di Iside, a Giza. L’iscrizione che essa reca mostra che si tratta di un monumento autocelebrativo voluto da Khufu per commemorare la ricostruzione del Tempio di Iside da lui ordinata e il restauro delle immagini e dei simboli delle divinità che egli stesso trovò all’interno del tempio in rovina. I versi iniziali identificano Khufu grazie al suo cartiglio:  
     
 
  All’esordio normale, con l’invocazione a Horus e l’augurio di una lunga vita per il re, fanno seguito delle affermazioni davvero rivelatrici:  
     
 
  Quindi la Grande Piramide c’era già, come pure la Sfinge.

Tra il 1937 e il 1952, il filosofo e matematico francese René Schwaller de Lubicz scoprì sulla Sfinge tracce di erosione della roccia causata da secoli di piogge abbondanti, mentre nella maggior parte delle Piramidi egizie l’erosione è dovuta soprattutto al vento del deserto. E’ utile fare notare che fino all’arrivo di Napoleone in Egitto, la Sfinge era quasi completamente coperta di sabbia, mentre le Piramidi di Giza non lo erano (vista la mole). Il problema è che nell’Antico Regno il clima dell’Egitto era molto simile a quello attuale, con pochissime precipitazioni. Proprio per verificare queste osservazioni nel 1991 è partito un progetto di ricerca condotto da Robert Schoch, professore associato di geologia all’università americana di Boston. "Nelle mie ricerche", spiega Schoch, "utilizzo la stratigrafia, un metodo per determinare l’età delle rocce attraverso i cambiamenti della loro superficie dovuti a processi di erosione atmosferica". Applicato alla Sfinge il metodo ha evidenziato sia l’erosione del vento che della pioggia. L’ipotesi più plausibile è che i lavori di costruzione della Sfinge siano cominciati quando il clima della zona era molto più umido. E Robert Schoch presume anche quando. "Secondo recenti studi di paleoclimatologia, per trovare nella regione nordafricana queste condizioni ambientali bisogna risalire al periodo in cui terminò l’ultima grande glaciazione, cioè tra il 13.000 e l’8.000 a.C.". In quei millenni le abbondanti piogge causate dal progressivo scioglimento dei ghiacci rendevano l’attuale deserto del Sahara una verde e rigogliosa savana, con tanto di laghi e cascate.

Le tavolette sumere tradotte da Zacharia Sitchin, fanno risalire proprio al 10.500 a.C. la costruzione in Egitto di un porto spaziale post-diluviano, successivo a quello mesopotamico (vedi l’articolo contenente la Cronologia). La direttrice di atterraggio planato (simile a quello dei moderni Shuttle americani) era la linea Ararat-Gerusalemme, con a lato i riferimenti Eliopoli (Giza)-Baalbek e Umm Shumar (monte Santa Caterina).

Disegni relativi al secondo porto spaziale degli Annunaki (alieni) sulla Terra (10.500 a.C.), dal libro "Le astronavi del Sinai" di Zacharia Sitchin, Piemme, 2001. Copyright 1980 Zacharia Sitchin.

 
  Disegni relativi al secondo porto spaziale degli Annunaki (alieni) sulla Terra (10.500 a.C.), dal libro "Le astronavi del Sinai" di Zacharia Sitchin, Piemme, 2001. Copyright 1980 Zacharia Sitchin.  
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Per un confronto mostro il disegno del primo porto spaziale sumerico

Ne “Il libro perduto del dio Enki” di Zecharia Sitchin ci sarebbe la traduzione letterale di alcune tavolette sumeriche, traduzione che potrà benissimo essere confermata o confutata da altri assirologi. Alla decima tavoletta (pag. 244) si parla del periodo subito successivo al diluvio universale e si dice:

Alla notizia che altri Terrestri si erano salvati i capi si sentirono rincuorati. Persino Enlil (capo della colonia aliena sulla Terra, n.d.r.), che aveva progettato la fine dell'Umanità, non era più in collera. E’ la volontà del Creatore di tutte le cose (Dio)! Così si dissero. Che sia dunque costruito un nuovo Luogo per i Carri Celesti (spazioporto), per inviare da lì l’oro su Nibiru (il pianeta degli alieni, nel nostro sistema solare)! Si misero alla ricerca di una nuova pianura in cui il suolo si fosse inaridito e indurito. Nelle vicinanze del Luogo dell’Atterraggio (spazioporto di Baalbeck, in Libano), in una penisola desolata, trovarono questa pianura. Era piatta come un lago dalle acque calme, circondata da bianche montagne. Questo è ora il racconto del nuovo Luogo dei Carri Celesti, e dei due monti gemelli creati artificialmente, e di come Marduk (primogenito di Enki e Damkina, venerato come Ra in Egitto) usurpò l’immagine del leone. Nella penisola scelta dagli Annunaki (gli alieni), le Vie celesti di Anu e di Enlil (fascia centrale e nord della sfera celeste, divise dal 30° parallelo nord) si rispecchiavano sulla Terra. Che il nuovo Luogo dei Carri Celesti sia posizionato proprio su quel confine. Che il cuore della pianura rifletta i cieli! Così suggerì Enlil a Enki. Una volta che Enki fu d’accordo, Enlil, dai cieli, prese le misure. Su di una tavoletta incise un grande progetto, perché tutti lo potessero vedere. Che il Luogo dell’Atterraggio nelle Montagne del Cedro sia incluso nel progetto! Così disse. Misurò la distanza fra il Luogo dell’Atterraggio e il Luogo dei Carri. Al centro dei due luoghi progettò un nuovo Centro di Controllo Missione: lì scelse un monte adatto, il Monte che Indica il Cammino, così lo chiamò. Ordinò che vi venisse costruita una piattaforma di pietre, simile a quella del Luogo dell’Atterraggio, ma più piccola. Al suo centro una grande roccia fu incisa all’interno e all’esterno, venne creata per ospitare un nuovo Legame Cielo-Terra. Venne creata per sostituire il ruolo svolto da Nibru-ki (città di Enlil a Sumer, chiamata Nippur in accadico), prima del Diluvio; sarebbe stata un nuovo Ombelico della Terra. Il Sentiero di Atterraggio (direzione di planata nella rotta di atterraggio delle navicelle spaziali aliene) sarebbe stato ancorato alle cime gemelle dell’Arrata (l’Ararat, in Turchia orientale), al nord. Per demarcare il Corridoio di Atterraggio Enlil richiese altre due vette Gemelle. Per delimitare così il confine del Corridoio di Atterraggio, per consentire l’ascesa e la discesa. Nella parte meridionale della desolata penisola, in un luogo montuoso, Enlil selezionò cime gemelle vicine, a esse ancorò il confine meridionale. Non vi erano montagne laddove era necessaria la seconda coppia di cime gemelle. Dal suolo sporgeva solo una terra pianeggiante, sopra alla valle ostruita dall’acqua (che si affaccia sul mar Mediterraneo). Vi possiamo erigere sopra vette artificiali! Così disse Ningishzidda (figlio di Enki, chiamato Thoth in Egitto) ai capi. Disegnò per loro su una tavoletta, l’immagine di cime piatte ai lati svettanti verso i cieli. Se si può fare, che così sia! Così approvò Enlil. Che fungano anche da faro! Sulla terra piatta, sopra la valle del fiume (l’Egitto), Ningishzidda costruì un modello in scala. Lo usò per perfezionare gli angoli apicali e i quattro lati lisci. Accanto vi mise una vetta più grande, ne orientò i lati in corrispondenza dei punti cardinali della Terra. Gli Annunaki, con i loro strumenti, tagliarono le pietre e le usarono per costruire. Accanto, in un luogo ben preciso, Ningishzidda collocò la seconda vetta. La progettò munita di gallerie e camere per i cristalli pulsanti. Quando questa cima mirabile svettò contro il cielo, i capi vennero invitati a porvi la pietra apicale.  Di argentone, una lega creata da Gibil (figlio di Enki, esperto in metallurgia), la Pietra Apicale era fatta. Rifletteva la luce del Sole all’orizzonte, di notte era come una colonna di fuoco. Il potere di tutti i cristalli si concentravano in un raggio sui cieli. Quando le opere mirabili, progettate da Ningishzidda, furono completate e pronte, i capi degli Annunaki entrarono nella Grande Vetta Gemella, e grande fu il loro stupore per quanto videro. Ekur, la Casa Che è Come una Montagna (la grande piramide di Giza), così la chiamarono, era un faro per i cieli. Proclamava al mondo che gli Annunaki erano sopravvissuti al Diluvio e che in eterno avrebbero regnato. Ora il Luogo dei Carri Celesti può ricevere l’oro che proviene da oltremare. Da lì i carri trasporteranno su Nibiru l’oro necessario alla sopravvivenza. Saliranno da lì, verso est, laddove il Sole sorge il giorno designato. Discenderanno da lì, verso sudovest, laddove il Sole tramonta il giorno designato! Poi Enlil attivò i cristalli di Nibiru con le sue stesse mani. Al loro interno luci misteriose iniziarono a tremolare, un ronzio magico ruppe il silenzio. Fuori, all’improvviso, la pietra apicale iniziò a brillare, era più lucente del Sole. La moltitudine di Annunaki lì riuniti proruppe in un grido di gioia. Ninmah (sorellastra di Enki ed Enlil, madre di Ninurta, capo ufficiale medico degli Annunaki), commossa dall’evento, recitò e cantò un poema: La casa che è come una montagna, la casa con una cima appuntita, è attrezzata per Cielo-Terra, è opera degli Annunaki. Casa luminosa e scura, casa del cielo e della Terra, per le barche celesti è stata assemblata, dagli Annunaki è stata eretta. Casa il cui interno brilla di una luce rossastra, emette un raggio pulsante che raggiunge luoghi lontani e alti. Nobile montagna delle montagne, costruita grande e sublime, sarai al di là della comprensione dei Terrestri. Casa di nobili strumenti, casa sublime dell’eternità. Le pietre delle sue fondamenta lambiscono l’acqua (il Nilo), la sua grande circonferenza è fissata nell’argilla. Casa le cui parti sono abilmente intessute insieme. Luogo di riposo per grandi dèi (alieni, gli Igigi) che orbitano nei cieli. Casa che è come un punto di riferimento per le navicelle spaziali, casa impenetrabile. L’Ekur è benedetto dallo stesso Anu (re degli Annunaki, gli alieni di Nibiru). Così Ninmah cantò e recitò alla celebrazione. Mentre gli Annunaki celebravano la loro mirabile opera, Enki suggerì allora a Enlil: Quando in futuro ci si chiederà: quando e chi ha creato queste meraviglie? Che sia creato un monumento accanto alle cime gemelle, che annunci l’Era del Leone. Che il suo volto sia quello di Ningishzidda, l’artefice delle vette. Che guardi proprio verso il Luogo dei Carri Celesti! Che riveli alle generazioni future quando fu costruita, da chi e quale era la sua funzione! Così suggerì Enki a Enlil. Enlil approvò le sue parole e così disse a Enki: Utu (fratello gemello di Inanna, chiamato Shamash in accadico) deve essere di nuovo il comandante del Luogo dei Carri Celesti. Che il leone che guarda, sia rivolto precisamente a est, che sia l’immagine di Ningishzidda!

 

Quindi secondo le tavolette cuneiformi sumere la Grande Piramide di Giza sarebbe stata costruita con la funzione di radiofaro da alieni nel 10.500 a.C., assieme alla Sfinge, che sarebbe un monumento commemorativo dell’impresa. Il volto della Sfinge in origine era quello dell’architetto progettista delle piramidi (Ningishzidda), ma sembra che dopo il volto venne rimodellato per assomigliare a Marduk, nuovo re dell’Egitto (infatti là era venerato come Ra). La Sfinge venne scolpita col corpo leonino per indicare che la costruzione era stata eretta all’inizio dell’era astrologica del Leone.

 

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