Uranio impoverito e scie chimiche: la saga continua 

di Pier Paolo Saba

 

 

"Non sono bastati nove anni per far luce, certa e conclusiva, su che cosa abbia provocato la spaventosa escalation di tumori al sistema emolinfatico, nei soldati inviati in missione nei teatri di guerra all’estero e tra i civili che vivono vicini ai poligoni italiani".

 

Così esordisce l'articolo del quotidiano La Nuova Sardegna di sabato 3 gennaio, a firma di Piero Mannironi. La testata, per la seconda volta, (si veda l’articolo precedente del 28 dicembre scorso) stranamente tratta un argomento così spinoso, finora ignorato ed anzi vilmente negato sia dalle autorità militari sia civili.

 

Nell’articolo fu il Ministro della Difesa La Russa a prendere posizione, affiancato dal Presidente dell’Anavaf, Falco Accame, che diffuse una nota nella quale sono sintetizzati i dieci interrogativi legati all’uranio impoverito, questioni che ancora attendono una risposta.

 

1) Il motivo di un misterioso lotto di armi all’uranio acquistato da Israele, armi che transitarono nel poligono di Nettuno e nel deposito di Bibbona

 

2) I contratti con ditte civili estere per la sperimentazione di armamenti nei poligoni italiani, senza alcun controllo esterno

 

3) I risultati dello studio Signum (Studio sull’impatto genotossico sulle unità militari) che doveva stabilire la pericolosità dell’uranio su mille militari cavie; per lo studio fu destinata la somma di un milione e 175 mila euro

 

4) Le strumentazioni usate per la misurazione della radioattività

 

5) La carenza di comunicazioni dalle basi militari al Ministero della Difesa. Da Aviano a Gioia del Colle decollarono, infatti, i jet alleati che spararono 10.000 proiettili all’uranio impoverito in Bosnia. Nel 1999 il Ministero affermò di non saperne niente.

 

6) Furono ordinate 63 mila maschere antigas con doppio filtro dalla Difesa: erano in grado di filtrare le nanoparticelle? Furono poi impiegate sul campo?

 

7) Non è stato reso noto il monitoraggio sui militari, stabilito con il decreto legge del 2000

 

8) Sono ancora sconosciuti i risultati delle analisi degli alimenti provenienti dalla Bosnia e dal Kosovo

 

9) Il computo delle vittime eseguito dalla Difesa si riferisce alla Bosnia ed al Kosovo. Mancano così tutti i dati relativi all’Albania, alla Macedonia, alla Somalia, al Kuwait e le statistiche concernenti le vittime in Italia.

 

10) La disposizione data ai militari di non avere figli nei tre anni successivi alle missioni fu citata dagli onorevoli Pisa ed Angioni nel corso dell’audizione del generale Donvito. Non si sa se ci siano figli di militari nati con malformazioni.

 

Un decalogo davvero dettagliato che attende di essere confermato, ma sono soltanto queste le risposte che ci aspettiamo?

 

Qualora la commissione d’inchiesta, di cui fa parte anche la Dr.ssa Antonietta Gatti, responsabile del Centro di ricerca sperimentale sulle nanoparticelle di Modena, affermi che sono solo ed esclusivamente le polveri ultrasottili generate dalle altissime temperature (oltre tremila gradi centigradi) a generare le forme cancerose tristemente registrate, si potrebbe pensare ad una strategia per non accennare alle scie chimiche ed agli effetti che esse producono sull’uomo.

 

Potremo sperare che, a seguito dell’inchiesta in atto sull’uranio impoverito, se ne avvii un'altra su quest’altro gravissimo problema?

 

Le chemtrails sono un problema dibattuto da anni. Anch’esso è negato fino allo spasmo, così come è stato smentito l’impatto conseguente all’uso del materiale radioattivo di cui si discute animatamente in quest’ultimo periodo anche presso alcuni Ministeri.

 

 

Non affermo di aver perso la fiducia, ma, dopo l’inchiesta attuale, mi chiedo quanto dovremo aspettare ancora per porre fine alle scacchiere disegnate nei cieli di tutto il mondo.

 

Pier Paolo Saba

 

Olbia, 10 gennaio 2009