IL MISTERO DI ATLANTIDE

 

di Giovanni Pellegrino

 

                                                      

 

In questo articolo prenderemo in considerazione alcune teorie riguardanti il mistero di Atlantide che secondo alcuni sarebbe un continente inabissatosi migliaia di anni fa nell’Oceano Atlantico in seguito ad un cataclisma di proporzioni apocalittiche oppure secondo altri in seguito ad una serie di cataclismi che avrebbero provocato il graduale inabissarsi del continente perduto.

Per essere più precisi in tale articolo ci occuperemo di alcune teorie che riguardano due aspetti del mistero di Atlantide ovvero la collocazione geografica di Atlantide e delle sue colonie, fondate prima o dopo la distruzione e l’inabissamento del perduto continente e il possibile rapporto esistente tra il mistero di Atlantide ed il mistero del Triangolo delle Bermude. Prima di affrontare tali problematiche vogliamo mettere in evidenza che come abbiamo sostenuto in due nostri libri intitolati “Una lettura sociologica della realtà contemporanea” ed “I miti della società contemporanea” nella società del nostro tempo è riscontrabile un sempre crescente interesse per tutto ciò che fa parte della dimensione del mistero. Alcuni sociologi hanno definito tale fenomeno riguardante la dimensione del mistero con la suggestiva espressione “reincanto del mondo”. Nell’ambito di tale crescente interesse per l’universo del mistero occupa un posto di rilievo il mistero di Atlantide che sin dai tempi antichi ha fatto sempre molto discutere ma che a partire dalla seconda metà del XX secolo ha attirato sempre più l’interesse sia degli studiosi sia dell’opinione pubblica (secondo gli storici delle religioni tale forte e perdurante interesse per il mistero di Atlantide sarebbe in gran parte dovuto a quella che nel linguaggio della storia delle religioni prende il nome di “nostalgia delle origini”).

Dopo tale breve digressione torneremo ad occuparci dell’argomento del nostro articolo ovvero le teorie riguardanti la collocazione geografica di Atlantide ed il rapporto che potrebbe esistere tra il mistero di Atlantide ed il mistero del triangolo delle Bermude.

Per quanto riguarda le principali teorie riguardanti la collocazione geografica di Atlantide e delle sue colonie riteniamo opportuno citare innanzitutto le teorie elaborate da Ignatius Donnelly, uno studioso che ha senza dubbio giocato un ruolo molto importante nel tentativo senz’altro molto difficile di dare una risposta al problema di stabilire la collocazione geografica del sommerso continente di Atlantide ammesso che tale continente sia realmente esistito e non sia frutto solamente di una leggenda. Donnelly scrisse nel 1882 un libro sul mistero di Atlantide che ebbe un così grande successo che ancora negli ultimi anni del XX secolo è stato più volte ripubblicato.

Tale libro ha avuto un’influenza molto determinante sugli studi riguardanti Atlantide anche se dobbiamo dire che se da un lato sono innegabili i pregi di alcune teorie di Donnelly dall’altro lato bisogna ammettere per onestà intellettuale che in tale libro sono anche presenti alcune entusiastiche esagerazioni che ne limitano l’attendibilità sebbene i sostenitori di Donnelly ancora oggi moltissimi tendano a dare poca importanza a tali esagerazioni.

Secondo la teoria di Donnelly Atlantide fu la prima civiltà mondiale nonché la potenza colonizzatrice e civilizzatrice dell’intero litorale atlantico, del bacino del Mediterraneo, dell’America del sud e centrale, del Baltico e anche dell’India e di alcune regioni dell’Asia centrale. Inoltre secondo Donnelly Atlantide fu altresì la patria dell’alfabeto. Donnelly sostiene anche che i miti e le leggende dell’antichità non sono altro che versioni confuse ed annebbiate di fatti storicamente avvenuti nel perduto continente di Atlantide.

Nel tentativo di dare un peso scientifico alle sue teorie su Atlantide Donnelly studiò con grande attenzione il racconto di Platone riguardante Atlantide e cominciò poi a compiere ricerche su tutti i terremoti e tutti gli inabissamenti di proporzioni catastrofiche ed apocalittiche avvenuti in tutti i tempi storici. In particolare per provare che un cataclisma come quello che avrebbe provocato la sommersione del continente di Atlantide era scientificamente possibile Donnelly studiò tutti i terremoti ed i conseguenti maremoti che avevano causato la scomparsa di isole o di fasce costiere a Giava, a Sumatra, in Sicilia e anche al largo dell’Oceano Indiano dove si era inabissata una terra molto estesa.

A dire di Donnelly tuttavia l’Oceano Atlantico era la zona più instabile e mutevole tra tutte le aree del globo terrestre. Nel XVIII secolo vi furono in Islanda vari terremoti che fecero emergere un’isola la quale poi se ne tornò immediatamente in fondo al mare. Tale isola venne subito rivendicata dal re di Danimarca il quale tuttavia non ebbe il tempo di tentare di impadronirsi di tale isola in quanto essa si inabissò subito nelle acque dell’Oceano Atlantico. Inoltre Donnelly nel descrivere il disastroso terremoto che distrusse nel XVIII secolo Lisbona, causando la morte di sessantamila persone mise in evidenza che l’epicentro di tale terremoto si trovava con tutta probabilità nei fondali dell’Oceano Atlantico. Donnelly arrivò addirittura a sostenere che tale terremoto che distrusse Lisbona era il successore di quell’apocalittico terremoto che migliaia di anni prima aveva causato la distruzione e l’inabissamento del continente di Atlantide.

Donnelly mise anche in evidenza che durante tale terremoto moltissime persone si rifugiarono su un molo costruito da poco tempo, fatto interamente di marmo, che improvvisamente sprofondò nel mare con tutta la folla che vi stava sopra. Inoltre un gran numero di barche e di navi ancorate nel porto di Lisbona cariche di persone vennero inghiottite dal mare come in un gorgo e non ricomparvero mai più in superficie cadaveri, relitti o elementi di quel molo di marmo che attualmente è ricoperto da seicento piedi di acqua.
L’area in cui avvenne questo terremoto di apocalittiche dimensioni era molto estesa. Il famoso geografo Von Humboldt sostenne che tale terremoto interessò una porzione della superficie terrestre estesa quattro volte l’Europa.

Donnelly sostenne anche che nel periodo storico in cui esisteva Atlantide esistevano delle isole che formavano una specie di ponte di terraferma che collegava Atlantide con l’Europa da un lato e con l’America del centro dall’altro.

Un’altra teoria molto suggestiva formulata da Donnelly è quella che sostiene la diffusione della cultura del perduto continente di Atlantide sui due versanti dell’Oceano Atlantico ovvero sul versante europeo e su quello americano.

Un’altra teoria di Donnelly che ha avuto molta fortuna ed è stata accolta con molto entusiasmo è quella che sostiene che tutti i miti della religione greca sono versioni sbiadite e confuse di fatti storici avvenuti nel continente di Atlantide. Secondo Donnelly i fatti storici avvenuti ad Atlantide sono alla base della mitologia greca cosicché tutti i racconti mitologici che hanno come protagonisti gli dei e le dee della religione olimpica greca sono ricordi molto confusi delle imprese e degli avvenimenti storici che avvennero nel continente di Atlantide. Per dirla in altro modo utilizzando il linguaggio della storia delle religioni il carattere fortemente antropomorfico delle divinità olimpiche (tali divinità nascono, mangiano, bevono, hanno rapporti sessuali sia tra di loro sia con gli esseri umani, generano figli, si fanno coinvolgere nelle guerre che avvengono tra gli esseri umani, hanno i peggiori difetti ed i migliori pregi degli esseri umani) è dovuto solamente al fatto che tali divinità non erano altro che i re, le regine, i principi, i condottieri del perduto continente di Atlantide.

In definitiva quindi Donnelly sostiene che molte figure storiche del continente di Atlantide si siano trasformate negli dei e nelle dee della religione greca dando origine a tutta una serie di miti che costituiscono una parte di grande importanza della religione olimpica greca.

Prenderemo ora in considerazione alcune teorie che riguardano la collocazione geografica delle colonie atlantidee oppure di quelle città dove si sarebbero rifugiati gli abitanti di Atlantide dopo la distruzione del loro continente.

La prima di tali presunte colonie costruite dagli abitanti di Atlantide prima o dopo la distruzione e l’inabissamento del loro continente è considerata da alcuni autori Tartesso. Tali studiosi credono che questa città oggi sommersa fosse collocata sulle coste Atlantiche della Spagna nei pressi della foce del Guadalquivir. Essi sostengono altresì che tale città era un centro culturale fortemente progredito particolarmente ricco di minerali.

Alcuni archeologi tedeschi quali Herman e Henning nel 1905 iniziarono la ricerca di Tartesso da loro considerata la “Venezia dell’ovest”. Nonostante tali ricerche degli archeologi tedeschi Tartesso non è mai stata ritrovata sebbene si siano trovate tracce di grandi edifici negli scavi effettuati dagli archeologi tedeschi. Attualmente esistono due ipotesi formulate per spiegare la sparizione di Tartesso: la più accreditata sostiene che le rovine di Tartesso si troverebbero sott’acqua mentre la seconda ipotesi sostiene che le rovine di tale città si trovano sulla terraferma coperte dal fango.

Altri autori tra cui l’archeologo francese Godron sostengono che alcune colonie di Atlantide si troverebbero nel Sahara coperte dalla sabbia. Godron sostiene altresì che i berberi dei monti dell’Atlante i quali hanno spesso la pelle bianca, gli occhi azzurri e i capelli biondi sarebbero i discendenti degli abitanti di Atlantide sfuggiti alla distruzione del loro continente.

Uno studioso tedesco Borchard formulò un’interessante teoria nel 1926: tale teoria sosteneva che i berberi erano i discendenti dei superstiti di Atlantide. Borchard cercò di dare un supporto scientifico alla sua teoria cercando di collegare i nomi delle tribù berbere moderne con quelli dei dieci figli di Poseidone, cioè dei clan atlantidei. Egli trovò delle coincidenze abbastanza notevoli: innanzitutto una tribù berbera si chiamava Uneur, il che si adattava perfettamente al nome Evenore che era secondo Platone il primo abitante di Atlantide; inoltre le tribù berbere dello Sciott el ameinha in Tunisia venivano chiamate “Attala” nome che presenta la stessa radice del nome Atlantide.

Altri autori sostengono che alcune colonie di Atlantide fondate prima o dopo l’inabissamento del perduto continente si trovavano nell’isola di Thera che esplose e si inabissò nel Mediterraneo circa nel 1500 A. C.. Diversi autori considerano l’isola di Thera ed anche altre isole sprofondate nel mare Egeo insieme a Thera una colonia del perduto continente di Atlantide. Particolarmente interessanti sono le teorie su Thera formulate dall’archeologo e oceanografo americano James Mayor. Secondo tale autore il misterioso crollo dell’impero minoico di Creta e la distruzione della sua splendida capitale Cnosso furono dovuti ad una apocalittica eruzione vulcanica che fece sprofondare nel mare Egeo l’isola di Thera nel 1500 A. C., lasciando un profondo abisso marino nel luogo dove prima si trovava l’isola. Le conseguenti ondate di maremoto causate da questa eruzione e dall’inabissarsi dell’isola di Thera nel mare Egeo causarono la sommersione di molte città situate sulle coste e causarono tra l’altro anche la fine dell’impero minoico di Creta e la distruzione della sua capitale Cnosso, nonché la probabile sommersione di isolette situate vicino a Thera. Scavi effettuati nel XX secolo sembrano confermare tale teoria. Probabilmente futuri scavi in terra e in mare che saranno effettuati sia a Thera sia a Creta procureranno altri dati ed informazioni su questa terribile catastrofe naturale (una parte dell’isola di Thera è stata ritrovata in quanto è situata poco al di sotto del livello del mare).  

Infine James Mayor sostiene che poiché il traffico mercantile egiziano si interruppe al momento del misterioso declino di Cnosso e dell’impero minoico cretese, è molto probabile che siano stati gli egiziani a dare origine ai racconti che riguardavano la scomparsa e l’affondamento dell’isola di Thera nonché di qualche altra isola situata nelle vicinanze di Thera. Mayor ritiene anche che i racconti di  un’invasione dell’Egitto proveniente dal mare ad opera di popolazioni provenienti da nord siano stati originati da effettivi attacchi subiti dall’Egitto da popoli che a causa dell’eruzione e del conseguente terremoto e maremoto che avevano distrutto Thera ed altre isole dell’Egeo e che avevano anche messo fine all’impero cretese minoico cercavano di conquistare altre terre dal momento che i luoghi da loro abitati o erano stati sommersi dal mare o erano stati a tal punto devastati da terremoti e maremoti da non essere più abitabili per moltissimo tempo.

Prenderemo ora in considerazione alcune delle teorie che riguardano il secondo elemento del mistero di Atlantide che abbiamo intenzione di affrontare in tale articolo ovvero la possibile esistenza di un legame tra il mistero del triangolo delle Bermude e il mistero di Atlantide. A tale riguardo esporremo le tre principali teorie che sono state formulate nel tentativo di stabilire una connessione, uno stretto legame tra le numerose sparizioni di aerei e di navi che si sono verificate nel Triangolo delle Bermude e il sommerso continente di Atlantide.

La prima di tali teorie è stata formulata da David Zink e parte dal presupposto che le numerose sparizioni di aerei e di navi avvenute nel Triangolo delle Bermude siano state causate da un’arma ancora attiva situata nelle rovine sommerse di Atlantide. David Zink chiama quest’arma costruita dagli abitanti di Atlantide “fuoco di cristallo”: tale studioso sostiene che quest’arma ancora funzionante dopo molti millenni si attiverebbe in determinate condizioni che non è facile allo stato attuale determinare e causerebbe la sparizione di navi e aerei nel Triangolo delle Bermude.

Come abbiamo sostenuto nel nostro articolo intitolato “Il mistero del Triangolo delle Bermude” tale teoria di Zink presenta un evidentissimo punto debole in quanto non riesce a spiegare come mai in alcuni casi sono spariti solamente gli equipaggi di determinate navi e non le imbarcazioni in questione. Infatti se come sostiene Zink le navi e gli aerei spariti sono stati distrutti o addirittura disintegrati dai micidiali raggi generati da questa arma micidiale situata tra le rovine sommerse di Atlantide non si sarebbe mai dovuto verificare nessun caso di quelli che abbiamo citato caratterizzati dalla scomparsa degli equipaggi di alcune navi senza che queste siano state minimamente danneggiate dagli ipotetici micidiali raggi che secondo Zink partirebbero da quest’arma degli antichi atlantidei da lui denominata “fuoco di cristallo”. Quindi se proprio si vuole sostenere che esiste un legame tra le sparizioni di navi ed aerei che si verificano da moltissimo tempo nel Triangolo delle Bermude ed il continente sommerso di Atlantide non ci sembra che la teoria elaborata da David Zink sia particolarmente convincente.

Prenderemo ora in considerazione la seconda teoria elaborata da alcuni studiosi allo scopo di stabilire un legame tra il mistero di Atlantide e quello del Triangolo delle Bermude. Secondo tali studiosi la causa delle numerose sparizioni di aerei e di navi che si sono verificate nel triangolo delle Bermude sono state causate dalle perturbazioni elettromagnetiche e dalle anomalie gravitazionali che sono presenti in tale zona geografica. A detta di tali studiosi le suddette perturbazioni ed anomalie sarebbero state causate proprio dall’apocalittico cataclisma che determinò migliaia di anni fa la distruzione e l’inabissarsi del continente di Atlantide. A dire il vero le perturbazioni elettromagnetiche e le anomalie gravitazionali che sono state riscontrate nel Triangolo delle Bermude non sono state individuate in nessun altro punto geografico del globo terrestre fatta eccezione per un braccio di mare piuttosto esteso situato nell’Oceano Pacifico in vicinanza del continente asiatico. Se teniamo presente che si parla in alcune fonti dell’esistenza di un altro continente sommerso sprofondato negli abissi dell’Oceano Pacifico in seguito ad un altro apocalittico cataclisma (ci riferiamo all’ipotetico continente perduto di Mu conosciuto anche col nome di Lemuria) appare senza dubbio strano che le uniche due zone del globo nel quale sono state rilevate tali alterazioni elettromagnetiche e tali anomalie gravitazionali siano situate una nell’Oceano Atlantico e l’altra nell’Oceano Pacifico ovvero nelle due aree geografiche dove si sarebbero inabissati i due ipotetici continenti perduti di Atlantide e di Mu. Naturalmente si potrebbe trattare semplicemente di una coincidenza che non ha nessun legame con i due presunti continenti sommersi ma in ogni caso gli scienziati non sono ancora riusciti a spiegare perché tali anomalie gravitazionali e perturbazioni elettromagnetiche esistono solamente in questi due punti del globo terrestre.

Prenderemo ora in considerazione la terza ipotesi formulata per sostenere l’esistenza di un legame tra il mistero del Triangolo delle Bermude ed il mistero di Atlantide. Secondo tale ipotesi il continente di Atlantide non si sarebbe inabissato in un intervallo ristretto di tempo in seguito ad un unico ed apocalittico cataclisma ma al contrario si sarebbe inabissato in un lungo intervallo di tempo ed in maniera graduale in seguito ad una serie di eventi catastrofici. Secondo una parte dei sostenitori di tale ipotesi tali eventi catastrofici sarebbero stati dovuti solamente a cause naturali mentre secondo altri la causa scatenante di tali eventi catastrofici che avrebbero portato alla graduale sommersione del continente di Atlantide sarebbe stata una guerra scoppiata tra gli atlantidei che, avendo a disposizione armi addirittura superiori dal punto di vista tecnologico a quelle esistenti nel mondo contemporaneo avrebbero causato essi stessi la distruzione e la sommersione del loro continente.

Secondo i sostenitori di tale ipotesi gli atlantidei proprio perché in possesso di sofisticatissime conoscenze scientifiche si sarebbero resi conto che il loro continente era destinato ad essere completamente sommerso dalle acque dell’Oceano Atlantico cosicché nel tentativo di salvare almeno una piccola parte degli abitanti di Atlantide avrebbero costruito una città sottomarina nella quale si sarebbero trasferiti un certo numero di atlantidei prima della sommersione totale del continente sia che essa sia stata dovuta a cause esclusivamente naturali sia che al contrario sia stata dovuta ad una guerra scoppiata nel continente perduto. Secondo tale ipotesi tale città sommersa abitata dai discendenti degli atlantidei esisterebbe ancora e si troverebbe proprio nei fondali del Triangolo delle Bermude. Di conseguenza le sparizioni numerosissime di aerei e navi ed anche le sparizioni dei soli equipaggi sarebbero stati causati dai discendenti degli abitanti di Atlantide che avrebbero rapito tali esseri umani per motivi non ancora chiariti.

Come abbiamo sostenuto nel nostro libro intitolato “I credenti degli UFO” questa ipotesi, anche se ha il pregio di spiegare anche le sparizioni dei soli equipaggi di alcune navi ritrovate perfettamente integre nelle acque del Triangolo delle Bermude, ci sembra un’ipotesi molto fantascientifica e molto improbabile anche perché presenta almeno due grandi punti deboli che ora prenderemo in considerazione. In primo luogo non spiega il motivo che spingerebbe i discendenti degli abitanti del sommerso continente di Atlantide residenti nella città sommersa a rapire periodicamente un numero considerevole di esseri umani. In secondo luogo se esistesse negli abissi del Triangolo delle Bermude una città sommersa di notevoli dimensioni (appare evidente infatti che una città di tal tipo dovrebbe essere molto estesa sia perché gli abitanti del perduto ipotetico continente avrebbero avuto molto tempo per costruirla sia perché doveva servire a salvare il maggior numero di Atlantidei possibile e le principali conquiste della scienza e tecnologia atlantidee). Appare molto improbabile per non dire quasi impossibile che una città sommersa di tali dimensioni non sia stata mai rilevata da nessuno.

In conclusione a nostro avviso solamente la seconda delle tre ipotesi formulate per sostenere l’esistenza di un legame tra il mistero di Atlantide e il mistero del Triangolo delle Bermude può essere considerata degna di esser presa in considerazione o quanto meno può essere considerata un’ipotesi che almeno non va contro il buon senso e non cade nell’assurdo. A nostro avviso invece le altre due ipotesi sono del tutto insostenibili in quanto cadono proprio nell’assurdo.

Vogliamo chiudere tale articolo esprimendo il nostro pensiero riguardo la “vexato quaestio” della esistenza o meno del continente perduto di Atlantide dal momento che molti considerano non sostenibile l’idea della sua esistenza e del suo inabissarsi nell’Oceano Atlantico mentre altri sono disposti a considerare pressoché certa l’esistenza e la successiva distruzione di tale continente.

A nostro avviso, tenendo conto dei dati oggettivi l’esistenza di Atlantide deve essere considerata un fatto possibile ma non una certezza, non un fatto scientificamente dimostrabile. Volendo essere sintetici al massimo si potrebbe dire che due sono gli argomenti più forti che si possono portare a sostegno della reale esistenza di tale continente mentre sempre due sono al contrario gli argomenti che si possono addurre per negare la sua esistenza.

I due principali argomenti che si possono chiamare in causa per sostenere che Atlantide non è una semplice leggenda sono: l’esistenza di prove irrefutabili che nel corso della storia del genere umano aree geografiche vastissime si sono inabissate nei mari e negli oceani mentre altre aree geografiche altrettanto vaste sono emerse dalle acque dei mari e degli oceani. Per fare un esempio concreto l’Italia è stata per moltissimo tempo quasi completamente al di sotto del livello delle acque come dimostra il fatto che in diverse zone delle Alpi sono stati trovati dei fossili di conchiglie, cosa che ci fa comprendere che c’è stato un periodo storico nel quale persino le Alpi si trovavano molto al di sotto del livello delle acque. Al contrario invece risulta altrettanto certo che gran parte delle terre che ora si trovano sommerse dal mare Adriatico un tempo molto lontano si trovavano al di sopra del livello delle acque marine ivi compresa la famosa città sommersa di Hadria la quale avrebbe dato il nome al mare Adriatico.

Il secondo argomento che si può portare a sostegno dell’esistenza di Atlantide è rappresentato dall’esistenza di usanze ed abitudini comuni in Europa e in Africa da un lato e nel continente americano dall’altro (vedasi ad esempio la costruzione di piramidi sia nell’antico Egitto sia presso alcuni popoli americani come ad esempio gli Aztechi  ed il fatto che gli studi compiuti da alcuni scienziati hanno dimostrato la somiglianza esistente tra alcune parole utilizzate da popoli che vivevano sulle due sponde dell’Oceano Atlantico).

I due principali argomenti che si possono citare per negare l’esistenza di Atlantide sono: in primo luogo il fatto che fino ad oggi sono state si trovate tracce di città sommerse ma non sono state trovate rovine sommerse così vaste ed imponenti da far pensare alla sommersione da parte delle acque dell’Oceano Atlantico di un intero continente tanto progredito scientificamente e tecnologicamente da riuscire a costruire un vastissimo impero così come sostiene Platone nel Timeo che si estendeva anche in alcuni territori africani ed europei che sarebbero stati conquistati dagli Atlantidei.

Il secondo argomento sostenibile per negare l’esistenza di Atlantide è il fatto che non esistono fonti storiche antiche che parlano di tale continente fatta eccezione per i due dialoghi platonici mentre a rigor di logica un fatto così importante come la sommersione della civiltà più progredita di quel tempo, capace di costituire un vastissimo impero mondiale doveva per forza di cose lasciare delle prove scritte nelle opere degli autori antichi. Per onestà intellettuale dobbiamo tuttavia metter in evidenza che i sostenitori dell’esistenza di Atlantide giustificano la mancanza di opere antiche nelle quali si parli dell’esistenza e della distruzione di tale continente chiamando in causa il fatto che gli Arabi dopo aver conquistato la città di Alessandria bruciarono tutti i libri contenuti nella famosissima biblioteca di Alessandria che come tutti sanno era la più importante biblioteca esistente al mondo al tempo della conquista araba dal momento che in tale biblioteca erano conservate moltissime opere che sono andate completamente perse causando un danno di grandissima portata dal punto di vista scientifico, storico e culturale e hanno reso incomplete le nostre conoscenze riguardanti molti avvenimenti storici avvenuti nel lontano passato. Per i sostenitori dell’esistenza di Atlantide tra i tanti avvenimenti storici che si trovavano citati nei libri che vennero distrutti quando gli Arabi decisero di bruciare tutte le opere contenute nella monumentale biblioteca vi era anche l’esistenza e la sommersione del perduto continente.

 

  

                                                                                                                               

Riferimenti bibliografici

 

G. Pellegrino, Una lettura sociologica della realtà contemporanea, New Grafic Service, Salerno, 2003

G. Pellegrino, I miti della società contemporanea, New Grafic Service, Salerno, 2005

G. Pellegrino, I credenti degli UFO, Edisud, Salerno, 2002

G. Pellegrino, Il mistero del triangolo delle Bermude, nexusedizioni.it

G. Pellegrino, L’ufologia religiosa nel movimento New Age, nexusedizioni.it